Aboliamo la Cultura: notizie smart

Come ogni anno ripartono gli esami alle scuole medie (se non sono già stati eliminati…) e quelli di maturità.

Ci lamentiamo della progressiva ignoranza ormai dilagante, a tutti i livelli (non solo scolastica), eppure il corso di laurea in Tuttologia è la Facoltà Universitaria più gettonata, un boom di iscrizioni, mi dicono: lauree brevi, magistrali, master costosissimi… un successone.

Ci sono degli scienziati, neuroscienziati per la precisione, che stanno studiando il fenomeno, ormai da anni, ma solo recentemente hanno espresso un concetto, che mi è piaciuto e ho condiviso pienamente: la perdita della pazienza cognitiva. Cosa significa? Molto semplicemente: vi è un calo drammatico, o una totale eliminazione, dell’impegno personale a fare ricerche serie e approfondite su argomenti, temi, discussioni che ci interessano.

Questo non vuol dire che non si cerchino informazioni, ma le si vogliono acquisire nel modo più veloce e meno faticoso, ovviamente su internet, sul web dove si possono trovare una quantità di dati e di informazioni infinite, su qualsiasi argomento (da come costruire una bomba a come piegare un calzino!).

Tutto questo non vi suona familiare? Chi di noi non ha mai cercato informazioni sul web? Tutti, anche io, ovviamente. Non sono qui per demonizzare i social media, vorrei solo porre l’attenzione su un fatto: quanto questa opportunità ti porta a credere di sapere tutto, o meglio, di poter apprendere tutto con facilità e senza sforzo alcuno, tranne quello di digitare il quesito? Come un super potere nelle dita.

Ebbene, secondo i risultati di numerose ricerche, si acquisisce la convinzione di poter imparare di tutto, poterne parlare, e dire la propria, senza alcuna comprensione vera, in poche parole, senza alcuna elaborazione personale, o come si diceva una tempo, “senza farlo tuo”.

Se poi ci aggiungiamo la fretta, la voglia di “tutto e subito”, si capisce come ci si possa accontentare di “atomi di conoscenza” (cit.) e non della conoscenza. Essere smart in fondo vuol dire essere veloci, capaci, sicuri, intelligenti e a nessuno piace essere ritenuto lento, stupido, insicuro e poco furbo.

Non sono contro le piattaforme, assolutamente no, ma contro il loro uso eccessivo e malsano: passare meno ore davanti a uno schermo, riporto dei dati, riduce la possibilità di psicopatologia (tipo ansia/depressione), anche se potrebbe non sembrare, e dentro di noi, in fin dei conti, sappiamo benissimo, che un concerto live, un film al cinema, una pizza in un locale…, sono meglio di un paio di pantofole (e non solo ai piedi!).

E come si diceva un tempo: "L’hanno detto in TV", è diventato "E' scritto su Wikipedia", e per carità, non che sia tutto sbagliato, anzi... Scrivere su un sito, come faccio ora, è un privilegio che solo qualche decennio fa pochissimi si potevano permettere, ma forse, come avrebbe detto mia madre, il “troppo stroppia”…


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