The Minstrel In The Gallery: la gioia di un ascolto che non delude mai
Premesso che a lunga discografia dei Tull (che continua ad arricchirsi di deluxe repackages, re-releases varie, B-sides, canzoni inedite mai incluse come bonus [o addirittura come extra] tracks) non è per tutti, e dunque se qualcuno ascoltasse i Jethro Tull pensando che i loro album 'entrino' sin dal primo ascolto, il mio consiglio è quello di lasciar perdere e di dedicarsi ad un'altra band.
Com'è nata la mia passione per i Tull? Devo dire che è nata per puro caso diversi anni prima della pandemia: stavo finendo la triennale in teologia (branca di studi nella quale sono laureato), e un pomeriggio entro nel mio negozio di dischi di fiducia, e sento il gestore parlare del quinto album dei Jethro Tull: Thick As A Brick (1972). Ne ho sentito parlare anche tante altre volte, tanto che ad un certo punto mi sono detto: Ok, lì devo ascoltare assolutamente, anche perché quel sentirne parlare mi aveva davvero incuriosito. Guarda caso, il primo disco dei Tull che ho acquistato, è stato proprio l'album di cui avevo sentito parlare così bene e così a lungo: Thick As A Brick. L'ho ascoltato a lungo, me lo sono 'studiato', e poi, dopo giorni e giorni di ascolto approfondito e di 'studio', quel disco è diventato il mio album preferito in assoluto. È un CD che ho letteralmente rovinato a forza di ascoltarlo; e quando, finalmente, è entrato come si deve, ho iniziato ad acquistare anche gli altri dischi di questa band. Inizialmente, ho acquistato tutta la loro discografia anni Settanta, anche perchè pensavo di accaparrarmi solo i loro dischi più belli