Perché le mascherine non devono diventare "normalità"
Ci hanno accompagnato nei momenti peggiori della pandemia, quando in assenza di vaccini erano l’unico strumento in grado in qualche modo di proteggerci da un nemico invisibile e pericoloso, probabilmente meno efficaci del totale isolamento e della rinuncia a qualsiasi relazione sociale. Speravamo che una volta conclusa la florida campagna vaccinale ci saremmo definitivamente liberati di queste odiose mascherine e invece continuano a menarcela per paura che il virus possa di nuovo riservare scenari come quelli del marzo 2020. In sostanza il virus non è più il nemico pubblico di due anni fa ma ci viene a volte chiesto di comportarci come allora, con il risultato che qualcuno di tanto in tanto crede davvero di trovarsi ancora di fronte alla peste bubbonica, continuando ad indossare queste orrende pezze sul muso anche in situazioni con bassissima probabilità di contagio, come incontrando un gruppo di poche persone o in luoghi non particolarmente affollati.
Personalmente considero il fatto di dover proteggere le vie respiratorie nonostante tre dosi di vaccino un’assurdità totale. Pensa che cosa strana, mi sono vaccinato, il virus difficilmente può farmi davvero male (dovrei essere proprio sfigato perché ciò accada) ma devo essere prudente lo stesso, è un controsenso. È un estremo rimedio per un male non estremo (o meglio, non più estremo), un non voler accettare nemmeno le malattie nella loro forma più leggera. Interessante la posizione espressa da Vittorio Sgarbi in uno dei suoi molteplici interventi: è l’unico periodo della storia in cui la malattia, anche quando ormai leggera e curabile, viene considerata un qualcosa da scongiurare totalmente, in passato la malattia è sempre stata considerata un incidente di percorso, da curare per poi tornare alla normalità, questo atteggiamento iperprotezionista che porta ad evitare totalmente la malattia è un fenomeno sostanzialmente nuovo.
Ma arriviamo al succo del discorso. Il bello è che tutti dicono “eh ma cosa vuoi che sia una mascherina…”, come se una mascherina sul volto fosse niente… invece è tanto, è tristemente tanto. Partiamo da un semplice presupposto: le mascherine, perlomeno nella fase post-vaccinale, sono state il principale oggetto dei provvedimenti presi per paura che il contagio potesse ancora far disastri, alle avvisaglie di risalita la prima decisione riguardava il ripristino del loro utilizzo in determinati luoghi e contesti. Riflettiamoci su, se indossare le mascherine fosse normale quanto indossare le scarpe allora il problema non si porrebbe, le indosseremmo ogni volta che usciamo di casa e il discorso sarebbe chiuso; pertanto, se ogni volta che le forze governative si riuniscono con quelle scientifiche la questione sul tavolo riguarda l’uso delle mascherine e l’obiettivo è quello di abolirne l’obbligo in determinati contesti allora vuol dire semplicemente che indossarle non è proprio una cosa normale! Madre Natura non ci ha certo fatto con un mascherina in volto e a lungo andare la mascherina può diventare fastidiosa e soffocante, causare l’appannamento degli occhiali (anche se esistono prodotti appositi) e per chi soffre di alitosi risulta ancora più atroce; inoltre proteggersi troppo può disabituare l’organismo all’esposizione di virus e batteri, si va a creare un debito di immunità di cui gli scienziati hanno spesso parlato in quest’ultimo periodo, il risultato è che le successive esposizioni ai virus possono diventare più pesanti, il ritorno in grande stile dell’influenza stagionale è lì a dimostrarlo.
Ma ci sono altre problematiche. La mascherina può rompersi accidentalmente, si può perdere o a volte non si sa dove mettere. Non dimentichiamo l’impatto sull’ambiente, con rischi legati alla loro dispersione e alla diffusione di microplastiche, oppure l’impatto sull’economia, la produzione di mascherine è senz’altro un costo, specialmente quando si tratta di produrle per tutta la popolazione in molteplici esemplari.
Ciò che rende però assolutamente triste la mascherina è semplicemente il fatto che occulta gran parte del viso, con le mascherine non ci si vede in faccia, e vuol dire tanto! Pensate cosa succederebbe se l’uso delle mascherine divenisse normale come l’uso delle scarpe, immaginate i visi delle persone costantemente e definitivamente coperti, immaginate proprio delle persone senza volto: saremmo semplicemente degli omini stilizzati che camminano, senza identità e senza emozioni, saremmo dei freddi robot. Il viso non è una parte del corpo qualsiasi, coprire un viso non è come coprire un braccio, una gamba o la pancia, il viso è l’elemento che più ci distingue e che più dà informazioni su di noi, è il viso il primo elemento di riconoscimento di una persona (sui documenti di riconoscimento mettiamo la nostra faccia, mica un braccio o una gamba), ma anche di ricordo e di attrazione. In un recente corso sulle competenze trasversali ad un certo punto ci veniva chiesto di associare ad ogni espressione facciale (era la stessa persona con espressioni diverse) un’emozione; ora immaginate di mettere una mascherina a ciascun’immagine… le immagini diventano tristemente tutte uguali e le facce diventano facce senza emozioni, facce che non dicono nulla, la persona praticamente smette di comunicare e diventa una delle tante. Secondo molti esperti il linguaggio non verbale è più importante di quello verbale, rappresenta addirittura il 70% della comunicazione, è chiaro che in questo modo ci perdiamo molte informazioni preziose circa la persona che abbiamo davanti, un lato importante della persona viene proprio a mancare. Riguardo al riconoscimento ricordiamoci quante volte abbiamo fatto fatica durante questi due anni a riconoscere una persona, qualche volta ci siamo dimenticati di salutarla oppure abbiamo fatto tremende figuracce perché la persona da noi importunata per strada non era quella che pensavamo. Per non parlare di quello che succede nelle scuole, forse il primo luogo in cui i bambini imparano a socializzare e confrontarsi con l’altra persona; immaginiamo che l’uso delle mascherine a scuola divenisse normalità... succederebbe che i bambini potrebbero non sviluppare la comprensione proprio di quel linguaggio non verbale, così come la memoria associativa legata ad un volto e ai suoi tratti; immaginate poi che un giorno gli venisse chiesto che ricordo ha della sua maestra (e più avanti professoressa) e dei suoi compagni (perlomeno quelli con cui non ha sviluppato un rapporto extrascolastico) e lui rispondesse “non saprei, erano sempre con la mascherina”, pensate che tristezza assoluta. Il viso è inoltre la cosa che spesso guardiamo per prima nell’altra persona, quella che il più delle volte determina se la persona ci attrarrà fisicamente oppure no; con la mascherina sparisce un importante (o forse il più importante) elemento di attrazione e valutazione, fa proprio da barriera, isola i soggetti e li mette praticamente in condizione di non incontrarsi, di non conoscersi a fondo, il gioco stesso della seduzione verrebbe a morirebbe; quante volte abbiamo visto una persona apparentemente di bell’aspetto fisico e alla rimozione della mascherina risultava avere un viso insignificante, non entusiasmante o addirittura di pessimo aspetto (in parole povere “un cesso”).
Alla luce di tutto questo mi chiedo come mai non si sia fatto un serio lavoro di sviluppo e promozione di mascherine trasparenti, in grado di salvaguardare sia la salute pubblica sia il rapporto umano; si è fatto giusto per le persone con difficoltà comunicative, affette da sordità e simili, allora perché non estenderle a tutta la popolazione? Non nascondo poi che mi piacerebbe, il giorno che finalmente si potrà dichiarare la pandemia conclusa, che queste mascherine venissero addirittura vietate, magari con lo scopo di rieducare la gente ad una socialità priva di psicosi e di riabilitare le coscienze al fatto che siamo umani e in quanto tali siamo vulnerabili e mortali; magari prendendo spunto da quanto fatto da Sgarbi a Sutri, facendo leva su quella famosa legge che vieta di comparire in pubblico con il volto coperto senza giustificato motivo, non sussistendo più questo giustificato motivo.
Anche perché a lungo andare la mascherina può essere anche oggetto di conflitti, si sono registrati casi di persone che si sono scontrate fisicamente con i gestori di locali che hanno chiesto di indossarla, ma senza citare i casi estremi immaginate come può sentirsi una persona che vede un’altra persona alzarsi la mascherina al suo arrivo: “ho la peste?”; si crea una sorta di conflitto biologico che riporta alla mente la caccia all’untore della peste manzoniana, una guerra nella guerra, o meglio, la fine di una guerra e l’inizio di un’altra.
C’è chi poi come Pregliasco ha proposto che le mascherine diventassero persino accessori moda… ma hanno davvero le carte in regola per esserlo? No, francamente no! Le mascherine chirurgiche hanno l’aspetto di pannolini spiaccicati in faccia, quelle ffp2 invece hanno l’aspetto di maschere antigas, specie quelle con il filtro, e non mi pare che ci sia mai stato nulla di “cool” in un pannolino o in una maschera antigas. Le mascherine sono semplicemente indumenti kitsch e continueranno ad esserlo, altrimenti le fashion blogger le avrebbero mantenute e probabilmente reinventate con la loro fantasia.
E allora dopo tutto questo lungo discorso la mia domanda è: avrebbe senso ancora rinunciare ad una parte importante del proprio aspetto solo per proteggersi da un virus ormai non più particolarmente problematico e che ora provoca solitamente sintomi lievi che si risolvono in pochi giorni? È ancora un male estremo che richiede un estremo rimedio? Forse la cosa potrebbe essere ancora sensata per le persone più fragili ma si finisce sempre sul solito discorso. Da come le cose vengono raccontate sembra che questi soggetti non possano minimamente sentirsi sicuri con il vaccino, invece li protegge eccome, basterebbe che tutti questi soggetti facciano la dose di richiamo quando indicato dagli organi sanitari di maggior rilievo, ordine che finora è stato ignorato dai più. Dopotutto, se voi foste nonni sareste disposti ad accettare che i vostri nipotini non vi ricorderanno un giorno per il vostro sorriso smagliante? Immaginate il tema “Descrivi tua nonna” e la frase “non ricordo la sua espressione né conosco il suo sorriso, indossava sempre una mascherina per paura di morire”, fa tristezza solo a pensarci.
Non dobbiamo accettare nulla di quello che abbiamo accettato in questi anni pandemici, le mascherine, il saluto col gomito, la distanza, la rinuncia ad abbracci, baci e strette di mano, dobbiamo salvare i rapporti umani pur a costo di un margine di rischio leggermente più alto (si rimanda al mio precedente editoriale). La stragrande maggioranza della popolazione non lo sta accettando e mi sembra un’ottima cosa.