Kurt
Non mi è mai fregato nulla dei Nirvana.
Quando Kurt decise che sì, l'opzione era definitiva, trotterellavo in bici senza posa.
Lustri dopo, per caso, per puro caso, mi imbattei nel lascito, ed ebbi paura. Ne ho tuttora.
Dice: se ci fai un editoriale dovresti rileggerla, perlomeno, quella lettera. Vero, sacrosanto.
Mi dicono, mi arriva l'eco che si è appena celebrato l'anniversario della sua dipartita, il suo addio.
Quel testamento mi ha stremato le viscere, mi ha voluto punire. O forse, mi ha voluto tracciare una strada.
Certo è che mi sono sentito meno solo, ma lui non lo saprà mai e, con il senno di poi, non gliene sarebbe importato per un cazzo.
Peggio o meglio dell'angoscia, della paura e della tristezza vi è il nulla. Un nulla che però è ancora pregno di amore, e quell'amore non dipende da te. Quindi, realizzi che il buco nero che ti avvolge non è sonno criogenico, le sferzate arrivano e come puoi concioliare il nulla cosmico, che molti erroneamente chiamano autodistruzione, con l'amore incondizionato ?
Non puoi, non devi.
Kurt è stato lineare, non ha chiesto di sentire troppo. Ha sentito troppo, semplicemente, e la sua essenza, l'energia, gli hanno fatto capire che era giusto così, che basta.
Non ha scelto, si è permeato. Si è adattato. Ha capito che si può vivere, che la vita merita, che c'è spazio.
Non sarà mai troppo tardi, fratello.