"Sì, pe' capisse quest'oggi è Sadness"
Vjačeslav Bolard, classe 1935, era il presidente dell'associazione sportiva TJ Petřiny, fondata a Praga negli anni '70. Mia moglie ed io facciamo parte di questa società allenando a pallavolo squadre giovanili. In questi anni Slávek (diminutivo di Vjačeslav) lo vedevo spesso perché lui e mia moglie coordinavano e organizzavano le attività sportive.
Era una persona "giovane", nonstante gli mancasse poco per i 90 anni, e anche se gli mancava qualche dente, era attivo, lucido, dinamico, instancabile. Era un amico, nostro, dello sport, dell'aggregazione, dei giovani, di una educazione senza fronzoli...
Adesso questo amico non c'è più, oggi è lunedì, ieri arriva una telefonata dalla figlia che sabato lo hanno trovato a casa morto. Viveva con la moglie ma questi giorni era andata con la figlia in vacanza per alcuni giorni, si sono allarmati che non rispondeva alle chiamate e sapendolo solo a casa sono rientrati prima constatando l'inevitabile.
La scorsa settimana si era sentito con mia moglie, oggi sono ricominciate le scuole qui e si dovevano vedere gli spazi e gli orari della palestra per il nuovo anno. Giovedì mia moglie lo chiama quattro volte ma non era raggiungibile, pensavamo che gli si fosse rotto il telefonino, visto che andava in giro con uno vecchio. E invece no, invece no... Volevamo passare a casa sua, visto che abitiamo vicino, per vedere come mai era spento il telefono. E invece non siamo passati, non siamo passati... Mia moglie già pensava di organizzare una festa a sorpresa per i suoi 90 anni, coinvolgendo la federazione per un "oscar" alla carriera, e invece ci ha buggerati, buggerati.
A giugno c'era stata una grande festa per la società al centro sportivo. Ondřej Perušič, uno dei più forti giocatori in circolazione del beach volley internazionale, Campione del Mondo in carica insieme al suo compagno David Schweiner, donava una somma di denaro alla nostra società perché al tempo aveva iniziato a giocare a pallavolo con TJ Petřiny, e il suo primo allenatore era stato Slávek.
È venuta la Česká Televize (ČT), la Rai ceca, a riprendere tutto, mandando dopo una settimana il filmato in televisione, Ondřej quel giorno ha avuto belle parole per Slávek, ha raccontato bei ricordi. Quella foto che ho mandato ritrae loro due, quel giorno, che bei sorrisi.
Voglio ricordarlo così a Slávek perché io non l'ho presa bene questa notizia, anzi, insieme a mia moglie, l'ho presa proprio male, non ho pensato che "c'est la vie", che era molto anziano e perciò data l'età prima o poi... Perché io alcune persone impersonalmente le mitizzo, le avvolgo di sorrisi, le custodisco apertamente nel cuore. Mi vado a creare dello psichico che va a tappare buchi della mia vita.
In questo caso, con delle figure maschili che incontro, vado a costruire nella realtà, neanche tanto simulando, quello che sarebbe potuto essere se mio padre fosse tutt'ora vivo, e non se ne fosse andato quando avevo quindici anni. Epicizzo l'albero genealogico mettendo qualche pezza ai vuoti passati e presenti. Slávek era del '35, mio padre del '36, quando ci incontravamo facevo questa similitudine, questo accostamento: "Ecco un pezzettino di mio padre", mi dicevo, e si passeggiava insieme un po'. Bastava, eccome se bastava.
E poi non si fermava mai, aveva sempre qualcosa da fare di manutenzione al centro sportivo, e allenava ancora i bambini a calcio, e faceva ancora l'arbitro di pallavolo ai tornei giovanili. Certe volte arrivava con tagli sulle mani, con lividi in faccia, deambulazione incerta; e poi venivamo a sapere che si era ferito montando quella cosa, spostando quell'altra, cadendo dalla scala mentre montava dei faretti. Un caro testone che faceva tutto da solo e che in nessun modo lo potevi fare desistere su una cosa che aveva deciso di fare, che andava ancora dai burini che avevano fatto i soldi ad aggiustargli qualcosa, gli "arricchiti" li chiamava lui.
Aveva quegli occhi chiari, vispi, quel sorriso appena accennato, di uno che se la diverte sotto i baffi, con la battuta sempre tagliente, lui sopravvissuto alla guerra, agli psicocomunisti del regime, al dopo '89, a tante altre cose...
E a me non mi va per niente che "lo spettacolo deve andare avanti", che si deve continuare, no, io mi fermo, mi fermo e piango, non scaccio la tristezza, non snobbo la solitudine, della vita "normale" se ne riparlerà tra qualche giorno. Perché anche se non ci vedevamo con Slávek, io so che c'era, e mi sentivo meno solo, ma da ieri è sadness, sadness. Non fraintendere non è un necrologio, né sofferenza spicciola, è un saluto, soltanto un saluto.
"Rivoglio il treno speciale a Tiburtina", diceva una certa combo romana, io rivorrei Slávek, rivorrei mio padre, rivorrei altri, lo so che non si può fare, ma mi piacerebbe... Il suo fantasma si aggirava per il quartiere oggi, solo per oggi, mia moglie mi ha detto che prima di rientrare a casa lo ha visto, è così.
Riposa adesso, dobrou noc (buona notte) "dolce Principe".
Ahoj (ciao) Slávek, s'aribbeccamo!