ALZA IL VOLUME!
ABBASSA IL VOLUME, urla mia moglie dalla stanza accanto, CHE VIBRA TUTTO!!! E in effetti ha ragione: è finalmente arrivato l’ultimo degli Stones e non ho resistito a metterlo subito sul piatto a volume non usuale (basso) per non alterare gli equilibri familiari, ma quando il Macca schiaccia il fuzz e comincia ad andarci giù pesante con il basso in “Bite My Head Off” non ho resistito ed ho posizionato la manopola del volume a metà range, come faccio di solito nei miei ascolti (rigorosamente) solitari, immaginando ad occhi chiusi il simpatico vecchietto che gode come un pazzo nel produrre quel suono che deve far vibrare tutto!
Fortuna vuole che l’arzilla nonnina che abita nell’appartamento accanto è sorda come una campana e la giovane coppia del piano di sotto alla mia domanda: “disturbo quando ascolto ad alto volume?” ha commesso un errore – per loro – imperdonabile: confidarmi che gradiscono i miei gusti musicali; come invitare Hannibal Lecter a cena! Ma, tant’è ad oggi non ho (ancora) ricevuto visite dalle forze dell’ordine, bontà loro.
Nell’epoca in cui si dibatte tra vinile e digitale - dibattito tra audiofili che ritengo superfluo e che ho risolto come faccio di solito quando possibile, ovvero affidandomi ai fatti: se l’opera è stata registrata prima dell’avvento del digitale, cerco di accaparrarmi un vinile prima stampa o ristampato comunque prima del 1986, se successivo va bene il CD o anche lo streaming ma con qualità CD (44,1 kHz; 16 bit) - vorrei, invece, spendere due parole sull’ascolto quale esperienza “fisica”. Tra tutte le arti la musica è quella che mi affascina maggiormente per una caratteristica peculiare: l’assenza di un oggetto fisico per la manifestazione artistica: il musicista per mostrarci la sua opera si “limita” a muovere l’aria creando onde sonore che raggiungono non solo il nostro orecchio ma impattano anche su tutto il nostro corpo.
La storia racconta che la musica sia antecedente all’uso della parola e che i primi strumenti siano stati strumenti a percussione ma, probabilmente, la forma più primitiva ed elementare di “strumento musicale” è stato il battito delle mani. Sin dall’origine è stata usata in funzione di intrattenimento, rituale o danza, e per alleggerire le fatiche del lavoro. Chi ha avuto modo di leggere le poche cose da me pubblicate su Debaser sa già che sono un appassionato di Rock/Blues che trae origine, quindi, da quel Blues che si trova a stretto contatto con le funzioni primordiali della musica unendo percussioni potenti a testi strazianti: ascolti la melodia ma sotto senti un battito che ti agita le viscere e, a prescindere da cosa dica il testo, senti che c’è qualcosa in più.
E poi, è arrivata la stereofonia! E con essa le sperimentazioni sul palcoscenico sonoro con artisti che spendevano mesi negli studios, primi fra tutti The Beatles e Jimi Hendrix, creando effetti in grado di aumentare la percezione musicale: l’inizio di …And The Gods Made Love di Hendrix è caratterizzato da “spirali sonore” della chitarra distorta di Jimi che ad un certo punto sembrano letteralmente decollare! Ma per gustarle appieno occorre necessariamente che il volume sia adeguato.
Infine, essendo io una persona rispettosa, non posso certo andare contro le istruzioni fornite per la fruizione di un prodotto: se le note riportano “to be played at maximum volume” assecondo la volontà dell’artista, e con piacere! Per favore buttate gli auricolari nel cesso, o meglio, usateli per le conversazioni telefoniche perché la musica pretende altro.