Robert Schumann
In questo editoriale, vorrei assolutamente divertirmi, e per farlo, parlerò del compositore che mi sta accompagnando in una splendida avventura di studio: Robert Aleksander Schumann. Qui non scriverò cercando di divulgare, cosa che, a quanto pare, qui non è gradita, perché, da quel che ho capito, per la stragrande maggioranza delle persone, chi divulga la grande musica colta (e non solo), il mio obiettivo qui è sfoderare una delle tante frecce nella mia faretra, ovvero una delle mie tante passioni: la musicologia.
Il musicista che è oggetto di questo editoriale, è uno dei compositori più influenti del periodo romantico, grande critico musicale, nonché importantissimo uomo di cultura. Mi soffermerò, in particolare, su uno dei suoi capolavori, ovvero la Fantasia op. 17. La tonalità d'impianto del brano è Do maggiore, ma, come Roberto Prosseda ha messo in evidenza, Schumann si avvicina a questa tonalità, ma non ci arriva mai, anche se il primo e il terzo tempo finiscono in Do maggiore; il secondo tempo, invece, è in Mi bemolle maggiore (tonalità che sibtrova una terza minore sopra Do maggiore). Inoltre, in questo brano, ci sono diversi riferimenti a Beethoven, uno dei compositori che Schumann stimava.
Ma non dimentichiamo, pure, che il compositore di Zwickau, prima di dare segni di squilibrio mentale, di buttarsi nel Reno e di essere rinchiuso nel manicomio di Endenich, dove morirà nel 1856, attraverso la sua attività di critico musicale, ha lanciato diversi compositori: innanzitutto Fryderyk Chopin, musicista che Schumann adorava e che ha lanciato nel mondo musicale con queste parole: giù il cappello! Ecco un genio; ma soprattutto Johannes Brahms.