COMPONIMENTO LIRICO N. 2: ODE A (QUEL) VINILE

Ogni collezionista ha il suo “Gronchi rosa”, ovvero quel pezzo che ambisce ad avere e che, non necessariamente, è il più bello o il più importante o il più raro. È solo quello che, per una serie di circostanze, occupa la mente dell’amatore fino a quando non riesce ad aggiungerlo alla collezione; a quel punto sposta l’interesse verso altri lidi come un moderno Ulisse mai pago.

Fino a venerdì scorso, la mia ossessione era “All Things Must Pass” il triplo album di George Harrison. Chi ha provato ad acquistarne una copia, edita prima della rimasterizzazione del 2021 e in buone condizioni, sa che il mercato è assestato sugli 80/100€, fino ad arrivare a 1.000 € per una prima stampa Japan!

A questo punto, però, è giusto fare una precisazione: io sono un collezionista di suoni. La definizione non è mia ma mi è stata affibbiata da Paolo, titolare del negozio di vinili “Kandisky” e mi ci trovo come un paguro* nella conchiglia di un altro mollusco. In pratica ciò che cerco è un supporto che sia fedele all’opera, così come immessa sul mercato all’epoca della pubblicazione. Ovviamente in buone condizioni (per gli appassionati: mai sotto VG+) e, per ragioni di qualità, possibilmente stampato in Giappone o in Germania.

Ebbene, l’unione di queste esigenze con il dettato del mercato, mi ha tenuto lontano dal mio oggetto dei desideri fino a venerdì scorso, quando mi è stato recapitato il pacco proveniente direttamente da Tokyo. Solitamente non mi piace acquistare sul web, come San Tommaso devo esaminare con i polpastrelli se vi sono ferite nel costato. Però in questo caso dopo aver trovato, tra negozi e mercatini vari, solo copie italiane e a non meno di 100€, mi sono deciso e, approfittando di una pacifica riedizione leggermente traslata dell’asse di Berlino (Tokyo/Leipzig/Brescia), ho anche evitato IVA e spese di sdoganamento, assicurandomi il pezzo ambito, in stampa Japan e condizione NM, per “soli” 13.943 JP¥ (c.ca 86 €). Solo un accenno sul metodo adottato per “ammortizzare” le spese di spedizione: è stato sufficiente acquistare altri vinili in modo da spalmare l’onere su diversi pezzi (scrivetemi in privato per altri consigli su come spendere tanto!).

Ne è valsa la pena? Mai come in questo caso la risposta è problematica ed il motivo è presto detto.

L’opera è nota ai più, così come è nota la querelle sulla produzione di Phil Spector e sul “muro del suono” – marchio di fabbrica di Phil - il cui riverbero andrebbe a discapito della profondità e della chiarezza di voci e strumenti. Lo stesso George era stato tentato di remixare l'album per eliminare parte del riverbero, operazione poi condotta nel 2021, in occasione del 50° anniversario dell’opera, dal figlio Dhani.

Anche io, nei miei ascolti su Tidal, preferivo cliccare sulla versione del 2021 e adesso, ascoltato il vinile come si deve, devo confermare che, soprattutto in alcuni brani (“Wha Wha”, “What’s Is Life” e “Art Of Dying” su tutti), Spector ci è andato così pesante da rendere fastidioso l’ascolto, soprattutto ad alto volume.

A allora? Direte voi … Beh, semplice: 27 novembre 1970, la data di pubblicazione. L’istante reso eterno e che ha sancito la conclusione dell’opera e la consegna agli appassionati. Forse George ha dovuto digerire alcune imposizioni del produttore, forse ha dovuto fare più di una piega per non irritare la casa discografica, forse voleva qualcosa di diverso dal suono del sax di Bobby, … però, alla fine, quella che è stata pubblicata costituisce l’opera originale e questo è un fatto.

Gli studiosi ci hanno rivelato come Leonardo Da Vinci abbia lavorato alla “Gioconda” fino alla fine dei suoi giorni, mai pago, mai soddisfatto. Però, dopo la sua morte, nessuno ha mai pensato di dover fare un ritocchino alla Mona Lisa! Ripeto, massimo rispetto e anche gradimento per il lavoro di pulizia del figlio, però non è l’opera originale!

E poi, quello che mi fa pensare è che, se un giorno qualcuno mettesse dei soldi per lo sviluppo di una App che consentisse di ritoccare a proprio piacimento la musica, un po’ come si fa oggi con le foto, e la rendesse disponibile in accoppiata ad una piattaforma di streaming quale sarebbe il risultato?

* [ndr] il paragone con il paguro è voluto: come questi, so che dovrò cambiare conchiglia … ma qui e ora mi godo la situazione. Perché si, il relativismo mi avrà anche procurato la gastrite cronica, ma mi aiuta a vivere come Hirayama, il protagonista di Perfect Days, “in un’elegia appassionata delle piccole cose” (e in questo la musica, ahhhh la musica!).


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