E anche questa volta l’abbiamo sfangata.
Rischiarati da una luce azzurrognola tre piccole creature dalla testa enorme stanno appollaiate ai tre lati di un enorme tavolo triangolare, le scosse elettriche degli abitanti degli abissi marini che si vedono oltre le belle vetrate con motivi goticheggianti, lanciano flash che proiettano lunghe ombre nell’enorme stanza disadorna e luccicante di metalli pesanti rendendo l’atmosfera ancora più sinistra.
Il confronto è alquanto acceso, lo si capisce dalla frequenza del ronzio che caratterizza il modo di comunicare di questi assurdi alieni, ogni livello di incazzatura in più corrisponde ad una tacca dell’interruttore del frullatore. Adesso Alcor è arrivato alla tacca III (penultima dei comuni frullatori) e sta inveendo contro Callipo: “… ma no ma no ma NOOOOO! Callipo non si può attaccare adesso! Sono ottomila anni che aspettiamo pazientemente, vabbè che per noi sono solo dodici ma, anche per noi, non è poco e non è il caso di rischiare di mandare tutto a gambe all’aria!”
Callipo è il generale a capo delle forze armate presenti sulla Terra e, chiaramente ed ovviamente, ascrivibile a quella fronda che, noi terrestri, abbiamo convenzionalmente definito “falchi”. Le sue considerazioni non muovono, peraltro, dalla voglia di metter mano alle armi, anche se sono ottomila (o dodici) anni che continua a lucidare la ferraglia di distruzione: vuole attaccare perché è convinto che i terrestri a breve distruggeranno il loro bel pianeta con tutte le risorse preziose che hanno portato gli alieni a risiedere in pianta stabile in questa periferia dell’universo, così lontana dalla loro galassia che si può tornare in famiglia solo per le feste comandate (Mattanza spaziale e Commemorazione del Rais galattico) un anno si e uno no.
Ritrovando la calma necessaria che un dignitario del rango di Alcor deve avere (è discendente diretto dell’Entità Generante Bigtunafish e cugino di primo grado dell’attuale signore assoluto del loro pianeta, il divino Tsukiji), abbassando il ronzio alla tacca II del frullatore continua: “Che poi, cosa vuoi che succeda? Sono così stupidi che non si sono accorti della nostra presenza. È stato sufficiente costruire il nostro rifugio a soli 11 km dalla superfice e loro che fanno? Continuano a sondare l’universo profondo con i loro ridicoli trabiccoli e noi siamo sotto il tappeto che gli succhiamo idrogeno abbestia ahrgh ahrgh ahrgh! Sarà sufficiente, come fatto finora, monitorare le radiazioni nucleari e, in caso, intervenire immediatamente. Al limite ci giochiamo la Russia e/o gli USA, poco male”.
Compostamente accucciato sul suo lato di tavolo e per nulla turbato dal ronzio scatenato dai due convitati, la “colomba” Riomare è persa nei propri pensieri. Sono ottomila (o dodici) anni che ciclicamente assiste a questi duri confronti che si risolvono in nulla, ovvero rinviando la decisione a momenti migliori (o peggiori). Pensa, quindi, che la cosa migliore sia stare zitto certo che nessuno chiederà la sua opinione. Dopo i primi quattromila (o sei) anni di presenza sulla Terra, il suo ruolo di eminenza grigia della spedizione ha perso gradualmente d’importanza. Ma questa volta non va così. Alcor si ricorda dell’ultima trovata di Riomare e pensa sia giunto il momento di rinfacciargli il totale fallimento della sua genialata di un annetto fa.
Quindi, moderando ulteriormente il ronzio fino all'ideale prima tacca di frullatore, rivolgendosi con tono mellifluo alla “colomba” attacca: “Ma cosa ne è stato dei due emissari che abbiamo inviato per sondare le emozioni degli umani? Da quanto mi si riferisce, più che ubriacarsi e fare comunella con un demente amante della musica Blues, non sono giunti ad una chiara conclusione. Anzi, La bellezza salverà il mondo sembra sia un concetto sempre più confinato a pochi poveri illusi. Lo stesso V.d.M. fan del Blues è convinto che l’umano abbia preso una china così pericolosa che lo sta pericolosamente e irreversibilmente impoverendo nell’animo. Basta vedere come si odiano l’un l’altro e di certo non si salvano coloro che leggono libri, vanno alle mostre, ascoltano musica, vanno a cinema e a teatro. In buona sostanza, se non si autodistruggono, sarà un piacere eliminarli dalla faccia dell’universo”.
Riomare non si scompone, dall’alto della sua immensa scienza universale affinata dall’arte umana di cui, segretamente, è diventato cultore e studioso da quattromila (o sei) anni, ha capito che anche se i due balordi inviati non hanno concluso nulla (se non portargli delle meravigliose casse di Sassicaia del 1998), che anche se il patetico amante del Blues ha perso la speranza nell’umano, basterà che solo uno (1!) continui a credere fermamente nel concetto di Fedor, per far sì che l’umanità tutta continui ad ergersi al di sopra degli altri esseri viventi, spaziali compresi. Anzi, soprattutto spaziali se senz’anima quali sono loro. Sa che, se ci sarà un futuro, dovrà essere un futuro di convivenza che potrà scaturire solo da una vera profondità etica in cui grazia e moralità si possano, finalmente, congiungere, dove l‘unione virtuosa della conoscenza con l’amore generi i frutti pensati da Bigtunafish (o da Dio, o da Atahualpa).
Fine (?)