Giovanni Rossi

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In un tempo molto avaro di Ambrogi, Giuseppi o Alfonsi che riuscirono a farsi strada nella vita, un tempo invece generoso di famosi Ludovichi a cui vennero affibbiati simpatici appellativi, come Ludovico “il moro”, Ludovico “il germanico”, Ludovico “il pio” e così via, esistette un regno, di cui si è persa memoria, che tra i suoi re ebbe appunto un Ludovico, Ludovico IV Frigidaire per la precisione, detto “il lontano” per via del suo trovarsi sempre altrove, in luoghi sperduti, ogni volta che il suo regno veniva attaccato da altri popoli.

In quelle occasioni, quando le più alte cariche dell’esercito si presentavano a corte per organizzare la difesa, alla regina toccava sempre rispondere: “Eeeh, Ludovico non c’è! È lontano, In ….”. E poi riferiva il nome del posto in cui si trovava il re in quella particolare circostanza. E li era solito rimanerci fino a guerra conclusa.

Quel Ludovico divenne celebre ai suoi tempi soprattutto per essersi trovato lontano, in una spedizione verso la seconda cima del Kilimangiaro per la precisione, quando il popolo dei giovanni rossi tentò di conquistare il suo regno.

Quello fu l’unico conflitto passato alla storia tra i tanti che il regno di Ludovico “il lontano” si trovò ad affrontare nel corso della sua esistenza. Il motivo sta nel fatto che fu l’unico in cui l’esercito del regno non riuscì ad avere facilmente la meglio sul nemico. Il popolo dei giovanni rossi arrivò molto vicino a conquistarlo, ci fu un momento in cui addirittura sembrava cosa fatta.

A scongiurare quel pericolo non fu il coraggio e l’abilità dei soldati ma la negligenza del popolo di Ludovico “il lontano”.

IL DEBUFIZZATORE DI NOMI E COGNOMI

La prima comunità dai cui ebbe origine il popolo dei giovanni rossi, venne a crearsi per un fatto molto strano. Molti anni addietro il tentativo di conquista del regno di Ludovico “il Lontano”, circolò molto velocemente in giro per il mondo la notizia dell’invenzione di uno strano macchinario che si diceva fosse in grado di togliere la buffezza a nomi e cognomi particolarmente ridicoli, tipo Guido Lavespa.

L’avevano chiamato il debbuffizzatore di nomi e cognomi.

Dalle voci che circolavano sembrava che il sistema fosse tutto sommato semplice: era prevista una camera in cui veniva fatto entrare il possessore del nome e cognome da “trattare”, e li dentro questa persona doveva rimanerci per circa un’ora.

Si diceva che, in quel lasso di tempo, il macchinario emettesse delle strane onde che agivano su tutta la popolazione mondiale fuorché sulla persona all’interno della camera, che facevano sì che, a conclusione del trattamento, il nome e/o il cognome di quella persona non suonasse più buffo agli altri.

Accorsero a provare il macchinario moltitudini di possessori di nomi e cognomi tra i più ridicoli che si fossero mai sentiti, vittime della stravaganza dei propri genitori, e la verità sul debuffizzatore non impiegò molto a venire a galla: non si trattava in effetti di un vero e proprio debuffizzatore; ciò che quel macchinario in realtà faceva era trasformare i nomi e cognomi delle persone che si sottoponevano al trattamento in Giovanni Rossi, che si trattasse di donne o uomini.

Certo non si poteva dire che non risolvesse ugualmente il problema originario. Si erano fatti diversi tentativi per provare a prendere in giro una persona per il solo fatto di chiamarsi giovanni rossi, ma risultarono tutti fallimentari, fino a che fu scientificamente dimostrato che in effetti il nome “giovanni rossi” è imprendibile in giro in base alla seconda legge della balneabilità dell’orizzonte degli eventi.

Ma il debuffizzatore creò un problema forse ancora maggiore di quello che avrebbe dovuto risolvere.

I giovanni rossi divennero improvvisamente così tanti che il resto della popolazione mondiale prese ad attribuir loro una sorta di numero di matricola, per poterne chiamare uno senza che si voltassero anche gli altri all’unisono: Giovannni Rossi n. 0001, Giovanni Rossi 00203, e così via.

Si finì preso per utilizzare solo il numero, e dopo anni si perse la memoria che oltre il numero c’era altro.

Fu così che i giovanni rossi, presi dalla disperazione e dal rancore, decisero di creare un regno tutto loro e sterminare il resto della popolazione della terra.

IL PRATO DELLE FINESTRE FLUTTUANTI

Così veniva chiamato un luogo particolare nel regno di Ludovico il Lontano, e c'erano varie leggende su sta cosa delle finestre, tutte ovviamente infondate; la spiegazione era in realtà semplice, strana forse, ma non chiamava in causa forze magiche o ultraterrene.

Il motivo era da ricondursi alla particolare tecnica di un costruttore di case che godeva di una certa fama nel regno di Ludovico “il lontano”. Il personaggio in questione amava definire se stesso un ingegnere modernista Jazz. Nessuno capiva cosa volessero dire quelle parole, perchè modernismo e jazz a quel tempo dovevano ancora essere inventati. Ma che nessuno si prendesse la briga di farlo all’ingegnere poco importava, quelle parole gli suonavano bene e le utilizzava sbattendosene se la cosa rischiava di percorrere un po’ i tempi.

Lui non faceva progetti, costruiva le case partendo dalle finestre: le piazzava un po’ a sentimento, e poi riempiva i vuoti attorno improvvisando, seguendo il flusso di coscienza.

Le fondamenta erano l’ultima cosa di cui si occupava, ed era un lavoro che faceva malvolentieri, le trovava dannatamente inutili. Diceva – le fondamenta mi fanno sentire un gatto, che prima la fa e poi la nasconde.

Quando era orami vecchio e decrepito, gli fu commissionata la costruzione di un grande palazzo che avrebbe dovuto essere la sua opera più rappresentativa, ma lui vide bene di tirare le cuoia a lavori in corso, subito dopo aver piazzato le finestre.

Non esistendo un progetto, a nessuno dei suoi collaboratori venne la voglia di portare a termine l’opera, che restò una delle tante opere incompiute di quel regno.

Le finestre quindi rimasero sospese a mezz’aria non per merito di qualche forza oscura, ma per merito della negligenza del popolo di Ludovico “il lontano”: semplicemente a nessuno venne la voglia di costruirci dei muri attorno.

Ma il popolo dei giovanni rossi questo non poteva saperlo, e per essere sicuri di non profanare un luogo magico, ed incorrere così nell’ira degli dei, mandò il suo guerriero più valoroso, Giovanni Rossi, a perlustrare quel luogo.

Ma quando egli arrivò a destinazione trovò qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

DIESCI

I Bolzaniani sono stati sconfitti! I nuovi signori della galassia sono i cuochi, che sono giunti alla vittoria grazie ad un abile strategia. I cuochi hanno scoperto che la maggior parte delle particolari “Ə” dei canəderli, che costituiscono il 90% dell’alimentazione dei Bolzaniani, proviene da Innsbruck. I cuochi sono riusciti a interrompere la catena di fornitura di “Ə” da Innsbruck verso le linee nemiche per lungo tempo, bloccando così gli approvvigionamenti di derrate per le truppe bolzaniane. (le tre utilizzate per scrivere quest’articolo sono state reperite su mercato nero al prezzo di parecchio sangue e denaro)

“Tutto qua?”

“Non c’è altro, mai Masta!”

“Invierò Meryl “l’immenso” a seviziare il direttore del giornale”

“Mai Masta! Una nostra spia ci ha informato che un gruppo di sediziosi del pianeta Laigueglian, comandati da un certo Dislo-canyon, si ostina a mettere la panna nella “mari e monti””

“ORRRROOOREEEE!!!”

“E’ una resistenza che va soffocata sul nascere”

“Concordo! Giovane Sssousschefff, occupatene tu! Vai a profanare la tomba di Dart Veda, arraffa la spada laser, e con quella vai a falcidiare i sediziosi, ma bada bene, non prima di averli sciacquati a dovere in acqua corrente! E occhio sempre ad essere giusto di sale, è fondamentale per mantenere l’equilibrio nell’universo!”

“Sarà fatto mai Masta!”

“Ah, aspetta un attimo, come va a finire quella storiella dei giovanni rossi?”

“Mai Masta! La storiella l’ha scritta Fleimorg il mandrogno, il finale è sempre lo stesso delle altre sue storie: il protagonista trova Yellow Pecora”

“uhmm ... va beh. Ora va! E che il Diesci sia con te!”


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