C&F

Ieri ho incontrato il mio amico Barlìk per un aperitivo. Il suo nome all’anagrafe è Pieredgardo, ma i suoi genitori nel chiamarlo così sono entrati in aperto conflitto con i suoi connotati. Barlìk ci ha provato tutta la vita a mettere su un’aria da “Apocalisse? Ci siamo!” con cui ammantarsi per potersi permettere il nome Pieredgardo. Niente da fare. La sua insopportabile ed inesorabile solarità ha sempre avuto il sopravvento e così è diventato Barlìk, anche per via della sua occupazione: Barlìk fa l’affrancalettere per VIP, è una promettente lingua della filatelia nazionale.

Una volta il fotografo da cui era andato a farsi fare un po’ di fototessere, lo guardò bene in faccia con aria assai perplessa, poi dopo vari tentativi con luci e inquadrature diverse, disse “guardi, non riesco proprio a far saltare fuori una faccia da Pieredgardo, e dato che questa foto va a finire sulla carta d’identità, prima di fare quella definitiva, le consiglierei almeno un diverso taglio di capelli, magari la cosa si aggiusta. Dica al suo barbiere di tentare un taglio da spurghista di centrali nucleari”. Alla fine il fotografo non riuscì comunque a cavare un ragno dal buco “Mi arrendo! Farebbe meglio a cambiare nome”. Concordò con lui anche la stradale che ad un controllo volle visionare la carta d’identità del mio amico dopo aver visto la foto sulla patente.

Comunque, dopo aver ordinato lui un Pinapple H bomb, ed io un Trafalgar Squirtin’, Barlìk si è messo a spiegarmi il suo punto di vista sul misticismo. Un discorso che abbracciava anche un po’ di complottismo, meccanica quantistica, copertine dei dischi dei Beatles, orsetti del cuore ... difficile stargli dietro. Ci sono due topologie di tuttologi che ti spiegano le verità del mondo, quelli che finiscono il discorso con “chiaro no?”, e quelli che finiscono con “non ti puoi sbagliare!”. Questi ultimi sono di poche parole e vanno velocemente al punto, del tipo: “il misticismo è come un’Alfonso isoscele con le antenne. Non ti puoi sbagliare!”. Semplice e conciso. Non capisci? Non importa, puoi comunque darlo per assunto, tanto, anche a voler andare a fondo nelle cose, prima o poi al punto in cui ti tocca accettare assunti ci arriveresti comunque.

I primi invece partono di solito in Fa con la frase “Il misticismo? Guarda, è semplicissimo.” Breve pausa per riorganizzare le idee, e poi un “Allora, hai presente ...” da inizio una lunga serie di premesse e divagazioni che si accavallano l’una sull’altra ... “Heisemberg ad esempio aveva scoperto che .. ah, aspetta! Hai mai sentito parlare del gatto di Schrodinger? Ah questa è bella, sta a sentire. Oh! Parentesi. L’hai vista la serie Big Bang theory? Bella vero? A me piace un sacco Penny ...” Insomma, un magma denso ed incomprensibile.

Barlìk è uno di questi, uno dei peggiori, e ad un certo punto del suo spiegone sul misticismo, se ne esce fuori con una domanda.

“Misckey, credi in Dio?”

Certe domande dovrebbero essere vietate per legge durante gli aperitivi, poi fatte con quell’espressione irritante di chi ha messo le dita nella marmellata. Così, per sparigliare un po’ le sue carte, ho risposto:

“Ho due prove inconfutabili che Dio non esiste”

“Sentiamole!”

“I piccioni”

“I piccioni?”

“Già. Ammetterai che l’esistenza dei piccioni deve essere una bella spina nel fianco per i fedeli di un qualche Dio. Si spiegherebbe solo con una momentanea defaillance del creatore. A meno che non si voglia sostenere che la loro assidua attività di spargere cacca sul mondo serva all’ordine cosmico. E siccome non è possibile che un Dio abbia una defaillance ...”

“E la seconda?”

Prima di rispondere mi sono bevuto quel che restava del mio cocktail per ridare un po’ di fiato al cervello. Davvero ottimo, forse solo un po’ troppo aromatico, ma si sa, è il rischio che si corre ad ordinare un Trafalgar. Poi ho mangiato due anacardi e ho dato la mia risposta.

“Gli umani. Per la stessa motivazione dei piccioni”

“Beh! Beh! Sulla seconda non sono d’accordo. Gli umani hanno un loro senso all’interno dell’ordine naturale delle cose. Anzi, mi spingerei a dire che esistono proprio perché possa esistere un ordine naturale delle cose.”

“Accidenti Barlìk, hai fatto la colazione dei campioni stamattina? bamba e trippa di Moncalieri?”

“Mi spiego. Poniamo il caso che tu sia l’unico esemplare di vita intelligente nell’universo, cosciente di se e di quel che ti circonda.”

“Mamma mia che tristezza, dobbiamo proprio?”

“Seguimi: quando tu sei in un posto, tutto quello che ti circonda sembra concreto, inscalfibile nella sua essenza. Giusto?”

“Guarda, ultimamente non sono più sicuro di nulla, ma oserei dire si: le cose che vedo, tocco e sento esistono veramente.”

“Bene. Ora tu, unico essere della tipologia che abbiamo detto, te ne vai da quel posto. Cosa ne resta oltre al tuo ricordo? L’esistenza di altro al di fuori della tua, chiamiamola “sfera cognitiva”, sarebbe indistinguibile dal nulla.”

“Aspetta, aspetta, mi si stanno annodando i due emisferi... sfera cognitiva?”

“Intendo il limite della percezione dei nostri sensi: fino a dove arriva la vista, l’udito, il tatto ... cose del genere insomma. Come lo vogliamo chiamare, visto che il termine “sfera cognitiva” non rende il concetto?”

“Non saprei. Giovanni?”

“Chiamiamolo Giovanni. In altre parole: quando tu non sei più presente in un posto, e questo è uscito fuori anche da Giovanni, che quel posto esista ancora o che smetta di esistere è la stessa cosa. Chiaro no?

“Mica tanto”

“La prendo da un’altra parte: avrai sentito parlare del fatto che lo spazio si espande, e nei luoghi più remoti dell’universo questo si espande rispetto a noi ad una velocità superiore a quella della luce. Ti risulta?”

“Si, mi sembra di averlo sentito dire da qualche parte .... cameriere? Un altro Trafalgar, ma più Slivovitz e meno di tutto il resto, grazie. Tu Barlìk vuoi qualcosa?”.

“No devo ancora finire il primo. Dicevamo: se esistono mondi in quelle regioni così infinitamente lontane noi non lo sapremmo mai perché la loro luce non può arrivare fino a qua. Sei d'accordo?”

“Se lo dici tu, mi fido.”

“Ora, siccome nel nostro scenario tu continui ad essere l’unico essere intelligente esistente, e stai sulla Terra, in quei mondi non esistono esseri come te, e a quel punto, secondo me, non ha più senso dire che quei mondi esistano veramente. In definitiva quel che penso è: perché possa esistere in un dato momento almeno uno spicchio dell’universo, deve esistere al suo interno almeno un essere in grado di percepirlo, esserne cosciente, comprenderlo e ragionarci sopra. Ora è chiaro?”

“Ascolta Barlìk, le mie meningi mi stanno facendo ciao. Prima che sia troppo tardi, che ne dici se dirottiamo il discorso su un classicissimo si-end-eff da Bar Sport, mentre finiamo i nostri cancaroni. Ti va?.”

"E sia!"


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