La Mamma non si tocca.

Il riferimento è la giovane donna rea confessa che ha partorito di nascosto e poi seppellito i corpicini di due neonati nel giardino di casa sua, a distanza di un anno uno dall'altro. A suo dire ha fatto tutto da sola. Ora, a prescindere dalle gravidanze che si vedevano o meno, da due parti in solitaria con annessi e connessi (dolori, sanguinamenti e il resto che non sto a descrivervi perché lo potete inmaginare da soli che gran schifezza sia un parto e che sporcizia si lascia dietro), da connivenze omertose, da un fidanzato ignaro, da genitori ciechi, da amiche superficiali, questa storia sta assumendo una dimensione sproporzionata all'effettiva, nuda e cruda realtà.
La narrazione di questo fatto perpetrata dai media, dalla tv e dai giornali cartacei o online, per non dire di quelli che sguazzano allegramente nelle storie di true crime su youtube, verte sempre su due assiomi: la "ragazza" e "madre". Fateci caso, ovunque, nessuno ma proprio nessuno, dai giornalisti agli psicologi, sociologi, avvocati, opinionisti, criminologi, nessuno dice la definizione tabù: donna infanticida.
Le parole sono importanti, diceva uno.

Dalla Pifferi alla Pannariello, dalla Franzoni alla Patti, ma quante sono le infanticide di cui abbiamo sentito la cronaca negli ultimi anni? No, per la cronaca sono povere mamme, "ragazze" depresse, donne labili se non deficenti, persone abbandonate dallo Stato, dai servizi sociali, dalla scuola, dalla famiglia, dai consorti o fidanzati, e chi più ne ha più ne metta.

Ma che ci siano donne che uccidono i figli anche per futili motivi è così inaccettabile?

La Mamma è Santa, guai a toccare questo concetto. La Mamma se uccide i propri figli deve per forza essere stata spinta da una dinamica esterna che elude la propria volontà. Non esiste che una Mamma uccida la propria prole anche solo per il piu banale dei motivi: liberarsene.

Guai a toccare la Mamma.

Le parole sono importanti, cazzo. Infanticida. E basta favolette.


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