Manifes-toh!
Noi siamo DeBaser e voi ci fate schifo.
Ci fate schifo voi e ci fa schifo come avete ridotto l’Internet.
Ci fanno schifo i contenuti monetizzati, i cookies e gli algoritmi di tracciamento, il SEO taroccato, la pubblicità invasiva e onnipresente.
Ci fa schifo il mercato dell’attenzione.
Ci fanno schifo i bilioni di dollari fatti offrendo servizi “gratuiti”, e i polli che non si accorgono che quel gratuito, gratuito non è.
Che il prezzo lo pagano quando non si ricordano più quello che stavano facendo e perché lo stavano facendo.
Quando finiscono col comprarsi un orologio che non volevano e che adesso è solo la misura del tempo che hanno sprecato regalando i loro pensieri a certi sciacalli.
Noi siamo DeBaser e non vendiamo orologi.
Noi ci facciamo da noi e diventiamo quello che vogliamo diventare.
Noi cerchiamo per trovare qualcosa da ricordare e di cui scrivere.
E per questo usiamo i ricordi degli altri.
A questo serviranno i nostri ricordi.
Condividere non è una parola in vendita.
A noi interessano le opinioni, le idee, non le persone o i “fatti”.
Le idee non comprano orologi, le opinioni sono più oneste dei fatti quando si parla di arte.
DeBaser non è un social network.
Non è un contenitore di immagini, trend o battute virali.
DeBaser è un luogo di pensiero e confronto, una comunità in cui si parla di musica, cinema, arte e cultura con rispetto e passione, ma senza compromessi.
Il nostro primo slogan diceva:
“de-stroy, de-regulate the editorial business.”
Contro gli schemi di un’industria editoriale che aveva trasformato la cultura in merce da vendere, visibilità da acquistare e traffico da manipolare.
Quel business editoriale — con tutte le sue contraddizioni e disonestà — era almeno riconoscibile: pagavi una copia di un disco o un libro, pagavi un giornale o una rivista, andavi in edicola (quando ancora esistevano) o in libreria (quando ancora c’erano), e in cambio ricevevi contenuti reali, spesso corposi, frutto di lavoro e passione.
Oggi, però, la cultura è entrata in un nuovo vortice di mercificazione: i social media hanno trasformato tutto in un flusso infinito, un ciclo di distrazione continua.
Il valore si misura in secondi di attenzione, non in qualità o riflessione.
Le librerie si svuotano, le edicole chiudono, e il contenuto si riduce a un prodotto consumabile e subito dimenticabile.
Sui social, la cultura si piega alla logica dell’immediato e del superficiale, dove la visibilità si compra e si vende, dove l’algoritmo detta legge su ciò che “merita” attenzione, e dove l’interesse vero viene soffocato in nome del consenso facile.
In questo scenario, DeBaser è un atto di resistenza.
Non siamo qui per assecondare quel sistema.
Non vogliamo accodarcisi o nutrirlo.
Vogliamo sovvertirlo, ricostruire spazi di senso dove il tempo non sia più un nemico, ma un alleato.
Non siamo qui per intrattenere passivamente. Siamo qui per coinvolgere attivamente.
Perché ogni disco, ogni film, ogni opera d’arte merita più di uno scroll distratto.
Merita un ascolto vero, una lettura attenta, una parola che faccia la differenza.
DeBaser è fatto da chi ama scrivere senza inseguire premi o audience,
da chi legge senza voler essere profilato o venduto,
da chi commenta senza cercare facili consensi o applausi.
Non edulcoriamo, non banalizziamo, non cediamo alle logiche del mercato.
Non siamo un prodotto da vendere, né un palcoscenico da calpestare per un like.
Scriviamo perché crediamo che parlare di arte sia un atto di resistenza culturale, un antidoto alla superficialità.
Non cerchiamo il consenso di massa.
Cerchiamo la sincerità di pochi.
Non vogliamo piacere a tutti.
E questo ci rende liberi.
Siamo la voce di chi non si accontenta, di chi vuole capire, discutere, cambiare idea.
Siamo il rifugio per chi non sopporta più la cultura usa-e-getta.
Siamo la casa di chi ha bisogno di spazio per il dubbio, per la contraddizione, per la scoperta.
Siamo DeBaser.
Siamo ciò che non si vede subito, ma che fa la differenza nel tempo.
Siamo la scintilla che riaccende l’interesse vero.
Siamo la comunità che non smette di cercare.
E se questo manifesto ti parla, allora sei dei nostri.