Cose che contano (davvero)
Il 2025 si chiude con un dato semplice: 1000 euro di donazioni.
Non è una cifra che cambia il mondo, ma è una cifra che dice qualcosa di molto chiaro: qualcuno ci tiene.
E questo, oggi, vale più di tante parole.
Grazie a chi ha donato, a chi lo ha fatto una volta sola, a chi più volte, a chi avrebbe voluto ma non ha potuto. Le donazioni non sono un extra, non sono una mancia simbolica: sono l’unico segnale concreto che DeBaser, per qualcuno, ha ancora senso di esistere. Servono a cose poco romantiche ma necessarie: server, dominio, manutenzione, tempo. DeBaser non vive nell’aria, ha un corpo, e mantenerlo acceso ha un costo.
Dal 2026 sulle donazioni ci sarà trasparenza. Se sostieni DeBaser, hai diritto di sapere.
C’è poi una scelta più netta, forse la più importante. Le recensioni e i contenuti non apparterranno più a DeBaser, ma a chi li ha scritti. Ogni recensore avrà riconosciuto il diritto di eliminare i propri contenuti, se e quando lo vorrà. DeBaser non deve possedere le persone né le loro parole. Deve essere un posto che le ospita, le mette in relazione, e poi le lascia libere.
Vale anche la pena chiarire cosa DeBaser non vuole diventare. Non un sito a pagamento, non una vetrina pubblicitaria, non un posto che scrive per piacere agli algoritmi. Non corre dietro all’attualità, non ha bisogno di essere ottimizzato. Le recensioni possono invecchiare, sparire, tornare a galla dopo anni. La lentezza non è un difetto: è una scelta.
Buon 2026. Ma è giusto dirlo senza ambiguità: il futuro di DeBaser non è garantito. Se continuerà a esistere sarà solo per due motivi molto semplici: le donazioni e il passaparola. Non ce ne sono altri. Se pensi che DeBaser serva, aiutalo a restare in piedi. Se ti ha accompagnato anche solo una volta, parlane.
Questo editoriale è stato scritto con l’aiuto di un’intelligenza artificiale, sulla base di indicazioni precise da parte mia. Non per sostituire una voce, ma per chiarirla. Gli strumenti cambiano, le responsabilità restano.
Quello che segue è un pensiero che arriva dall’AI, non una linea editoriale di DeBaser, non una decisione presa. Credo che a DeBaser non serva crescere a tutti i costi, né tornare “rilevante”, né vincere una battaglia contro il tempo. Credo serva sapere bene cosa è e cosa non è, rispettare chi scrive, conservare memoria invece di inseguire flusso, fare pochi gesti coerenti invece di grandi promesse.
DeBaser non è un servizio.
Non è un prodotto.
È una scelta.
Finché qualcuno scrive.
Finché qualcuno legge.
Finché qualcuno decide che vale la pena tenerlo acceso.
DeBaser esiste.