I sogni stempiati

Quando ero bambino sognavo di fare l’ingegnere.
Passavo intere giornate a giocare con i Lego e mi immaginavo da grande con una lunga coda di cavallo a progettare case e automobili, ponti e aeroplani. Perchè pensavo che non ci fosse niente di più bello del mettere insieme dei pezzi che da soli non servono a nulla e riuscire a costruirci qualcosa che funziona davvero.
Con gli anni ho capito che questa cosa, in realtà, la fa il mio carrozziere, ma allora ero giovane ed inesperto delle cose della vita, e così mi lasciavo crescere i capelli e sognavo di fare l’ingegnere.

Da ragazzo sognavo di fare il dottore.
Sfoggiando una pettinatura imperturbabile (curata, ma non eccessivamente seriosa), avrei scoperto vaccini, debellato epidemie, zinzignato infermiere devote, moltiplicato i pani e i pesci.
E così mi pettinavo accuratamente tutte le mattine, nella speranza di arrivare, un giorno, a dire anche io: “Signora, le serve la fattura?”, col sorriso monello sul viso e l’orologio d’oro al polso.

Al momento di iscrivermi all’università, sognavo di fare l’avvocato.
Mi immaginavo baluardo a difesa dello Stato, delle istituzioni, della società civile e della legge.
E sognavo una bella casa in città e una bella casa al mare. Una bella macchina. Bei vestiti. E un bel ciuffo ribelle da rimettere a posto, con gesto sicuro e sbarazzino, al termine di un’arringa appassionata.

Oggi sogno un mutuo. Decennale. A tasso fisso. Che mi permetta di acquistare una casa decorosa per me e per quella che sarà la mia famiglia.
Sogno di avere sempre soldi a sufficienza per prenotare una visita specialistica senza passare dalla mutua, per avere sempre il serbatoio della macchina più o meno pieno e per pagare le bollette. Sogno la salute per me e per i miei cari. E, perché no, sogno di non morire troppo presto, ma nemmeno troppo tardi.

A volte penso che i miei erano sogni impossibili.
Altre volte che non mi sono impegnato abbastanza per realizzarli.
Altre ancora che è la vita a ridimensionare i sogni.

Ma la maggior parte delle volte non penso a niente, mi misuro la stempiatura allo specchio e mi chiedo: “Ma come è possibile che non abbiano ancora trovato una cura per la calvizie?”.


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