Appena il soldo in cassa rimbalza

Confratelli,

nella precoce dementiae senile che m’attanaglia sono arrivato a maturare la convinzione che pagare le imposte (non le tasse: quella è altra faccenda) non dico che debba rappresentare un piacere ma sia un preciso dovere per ciascuno di noi: un valore che deve (o dovrebbe) essere condiviso - ora più che mai - da parte di tutti coloro i quali appartengano alla comunità sociale.

Certo, sarebbe apprezzabile se alla corresponsione di esse venisse ingenerato un riconoscibile contraltare sotto forma di strutture e servizi finalmente efficienti destinati alle più diverse utenze e necessità della multiforme comunità.

Personalmente sono altresì convinto che, nella misura e maniera che ciascuno ritiene opportuna, fare della beneficenza, in modo specifico verso chi è attanagliato da traversie congiunturali che non consentono di sorreggersi con i propri mezzi, sia un preciso dovere morale di ciascun individuo oltre che segno tangibile di raggiunta maturità.

Ciò di cui, viceversa, continuo a non capire il senso né tollerare è il perverso e sottilmente subdolo meccanismo coercitivo politico-clientelare (ancora grazie, Bettino) che regola il versamento della annuale quota del cosiddetto Otto Per Mille alle confessioni religiose riconosciute dallo Stato Italiano: sarà anche una frazionatissima, modesta, quasi impercettibile quota delle personali imposte che ciascuno di noi versa - dalla categoria dei contribuenti attivi direi opportunamente di escludere quei poveri nullatenenti con il motoscafo da 2 miliardi ormeggiato in banchina - ma, mi chiedo, perché un cittadino dello Stato Italiano (poco importa se credente o meno) deve versare, di fatto facendo beneficenza obbligatoria, una parte dei propri tributi quasi esclusivamente alla Chiesa Cattolica dello Stato del Vaticano?

Gli ultimi dati contabili disponibili del Ministero delle Finanze parlano chiaro: a fronte di un (circa) 35% di consensi espliciti (che nessuno si sogna di porre in discussione: contenti Loro), tramite firma apposta in calce nell’apposito riquadro del modello dichiarativo, la Chiesa Cattolica ha raschiato circa il 90% del totale delle quote di 8 per mille della totalità dei contribuenti Italiani: il meccanismo, che non starò a snocciolarvi, è tanto infingardo quanto preciso e, di fatto, ha regalato alle (ahem) capienti tasche della Chiesa di Roma solamente 1 miliardo di €uro: netti e esentasse.

Che poi di questo 1.000.000.000,00 (col numero si capisce di più) di €uro solamente il relativo otto per cento sia stato realmente destinato per la gestione di meritorie attività caritatevoli e di missioni umanitarie misto-assortite gestite direttamente dalla Chiesa rappresenta un insignificante particolare.

D’altronde è solo beneficenza.


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