F for Fake(s)

Una trentina d’anni fa un giornale satirico di un certo successo – “Il male” – era solito pubblicare delle false copertine di quotidiani, in cui Ugo Tognazzi buonanima era additato come capo occulto delle Br e tratto in arresto, oppure ancora la nazionale italiana era riammessa alla finale dei mondiali al posto di un’Olanda squalificata per doping nella lontana Argentina.

Negli anni del riflusso “Il male” finì per chiudere, forse qualche tempo prima che – in quel di Livorno – lo spirito delle false copertine del giornale satirico si materializzasse nella testa e nei trapani di alcuni giovani, che ben pensarono di scolpire delle pietre di cantiere e di buttarle in un canale della cittadina, vedendole attribuite nientemeno che a Modigliani, nel tripudio di alcuni critici d’arte anche illustri. Oggi, alla stazione, superato l’ostacolo di un giovane ammaestrato da altri "menogiovani" a propormi una tessera capestro per l’acquisto di libri di una certa catena, ho liberamente speso qualche euro per comprare un libro sulla strage di Bologna, che il giallista Loriano Machiavelli scrisse alla fine degli anni ’80 sotto lo pseudonimo di un misterioso “esperto di sicurezza” svizzero, in quanto, a dire dei suoi editor(s), un autore italiano non sarebbe stato credibile per quei romanzi, e comunque non avrebbe avuto nel pubblico lo stesso impatto di uno straniero.

Episodi diversi che, tuttavia, ruotano attorno alla stessa, sotterranea, vicenda, e ben descrivono uno degli aspetti più originali, parossistici e divertenti del sito a cui sei connesso tu che leggi. Quello dei fake(s).

Quanto mi sono iscritto su DeBaser non sapevo nemmeno cosa fossero i fake(s), ma nemmeno i flame(s) e tutte le sigle che definiscono certi soggetti all’interno di una comunità virtuale: virtuale nel senso fisico, visto che non conosco praticamente nessuno degli utenti; nel senso dello spirito, visto che ci possono essere cointeressenze di vario genere, ma non sempre uno stesso sentire, il che, quantomeno, preserva tutti dall’essere parte di una massa informe, o uniforme che è lo stesso; virtuale nel senso creativo, non essendomi iscritto a mio nome e cognome ma con una sigla scelta quasi a caso, e nel quale scrivo cose che mai potrei scrivere, pubblicare o far probabilmente leggere a chicchessia nella vita reale, intesa come vita dove ho sono siglato da nome, cognome, tratti somatici ed altro.

In un certo senso, già l’atto di registrarsi qua dentro spinge ad essere fake(s) di se stessi, non nel senso spregiativo di falsi – e dunque ipocriti, menzogneri o mentitori – ma nel senso di maschere, che accentuano o enfatizzano quello che siamo, o simboleggiano quello che vorremmo essere, anche in meglio. Quel fenomeno che uno scrittore siciliano descrisse, una trentina d'anni fa, sulla scia di Pirandello virato in positivo, come "il miracolo del bis, il bellissimo riessere", e sia mai che non avesse ragione lui.

Maschere, o a volte ombre, proiettate prima sul bianco di un file word – poi su quello della pagina web.

Ma si può fare di più: creare un fake del fake, un falso al cubo, una creazione ancora più virtuale che è lo sviluppo, la negazione o l’esasperazione della maschera che ci siamo creati quando ci siamo iscritti qua dentro la prima volta, che scrive per non dire niente, e che respinge alla base l’idea stessa di poter comunicare qualcosa con un inizio, una fine ed un messaggio espresso, un giudizio di qualunque genere.

O addirittura un’antimaschera, laddove si porti all’estremo la logica per cui il fake del fake è una doppia negazione, e quindi è qualcosa di vero, reale, per quanto ab-errante, extra-vagante.

Così, mi piace credere che i fake(s) al cubo che a volte leggo esistano sul serio - “facce, gambe, spalle, braccia” – magari in un mondo in cui l’Italia ha vinto il mondiale del ’78 facendo cadere anche sulla spinta di Pertini il regime dei generali, in cui Tognazzi ha confessato di essere il capo delle Br, perché la distruzione dello stato borghese non passa solo attraverso Lello Mascetti, ed in cui un’opera d’arte è tale perché, alla fine di tutto, fra il genio di Modigliani e l’ingegno di un artigiano non fa differenza alcuna.

E tu, che leggi, a che tipo di fake appartieni?


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