
La dignità e il rispetto
Per il ponte della festività di Ognissanti ho avuto il piacere di fare un breve viaggio verso una delle capitali europee più affascinanti e ricche di spunti storici, antropologici e culturali del nostro continente. Sono stata per la prima volta a Berlino. Terra controversa, patria di storiche nefandezze studiate da tutti, e contrassegnata dalla moderna e recente riscossa civica, che la pone attualmente tra le città col migliore tenore di vita ed un ottimo standard qualitativo.
Standard riscontrabile e respirabile già passeggiando per le strade come turista, potendone osservare ed ammirare l’urbanistica intelligente ed attenta ai bisogni di tutti, dalle autovetture ai pedoni, ai ciclisti, che ovunque, anche nelle strade a tre corsie a veloce scorrimento urbano e nel centro, possono usufruire di corsie preferenziali solo a loro dedicate, e guai a camminarci distrattamente. Oppure i mezzi pubblici, puliti, puntuali anche di notte, sui quali si sale facendo la fila e non sorpassando a gomitate il vicino di marciapiede, e sui quali non si può più salire quando la capienza al suo interno raggiunge i sessanta centimetri di vicinanza dalle porte, che devono essere sempre libere per quel raggio, pena la mancata ripresa del percorso ed il cazziatone del conducente.
Ultimamente ho avuto la fortuna di viaggiare (per diletto) abbastanza per l’Europa, meta al momento da me privilegiata, e l’atmosfera che ho potuto respirare è sempre la stessa: civiltà, decoro, funzionalità.
Mentre ero a Berlino, mi sono (fortunatamente) persa le ultime puntate della telenovela tutta italiana del carosello dei “nostri” politici, l’ennesimo scandalo (ma dai che parolone!!) del “nostro” esimio Presidente del Consiglio che attraverso l’abuso di potere e lo scavalcamento di ogni rigore legislativo, ancora non si è reso conto di cosa in teoria egli dovrebbe incarnare e rappresentare per il Popolo Italiano (sempre più rimbecillito e vergognoso), e la performance cimiteriale del nostro sindaco milanese, che - visto l’andazzo - ha pensato bene di farsi un po’ di propaganda “cattura voti” offrendo, fuori dai cimiteri, té e pasticcini (pagati dai contribuenti) alle famiglie in visita ai loro cari defunti, nella speranza che - non potendo ottenere più i voti dei morti - almeno si possa ancora assicurare quelli dei parenti impressionati da cotanta generosità. E mi viene in mente un ottimo editoriale di Appestato, di un anno fa, che diceva “Io i miei morti, me li porto dentro”.
Ecco, a prescindere da quelli che io porterò sempre dentro di me, il primo pensiero che ho avuto al mio rientro in Patria, una volta messa a conoscenza di questi ultimi fatti italioti, è stato che avrei voluto prendere immediatamente un altro aereo e volarmene via, il più lontano possibile, in un posto qualunque sulla cartina, anche invero a pochi km da noi.
Un posto in cui le parole Dignità e Rispetto abbiano ancora uno straccio di senso.