Le vite del Natale.

Appiccicato alla finestra, con il naso all’insù! Lenzuola cadono soffici ondeggiando lentamente prima di poggiarsi su un pavimento fatto di morbidi fazzoletti abbaglianti. E’ una caduta lenta ed appagante, certamente ipnotica, che non pare proprio avere fine. Il sorriso cresce mentre esce dalla gola un tenero garbuglio di versi incomprensibili suffragati da un braccio che si alza: gioia. Quei gelidi giorni prima e dopo Natale come una storia d’amore appassionata, fresca ed inebriante. Il sapore delle sue labbra nelle tue e quella voglia di non lasciarle andare. Telefonate a cascata, batticuore, promesse e quella tenera e falsa convinzione che, cazzo, stavolta l’incantesimo sarebbe durato per sempre. Natale ed i suoi regali nei mesiversari, nelle serate blockbuster con la cioccolata calda ed il piumone, negli happy hours chimici, nel finto studio in biblioteca e nelle sperimentazioni a letto con un timoroso orecchio teso alla porta.

Poi una sera di fine dicembre quel bimbo scopre che il barbuto panzone vestito di rosso non viene dalla Lapponia ma dalla stanza vicino alla sua; e quello è un momento duro da accettare. Il primo discorso serio tra i quattro occhi dello stesso DNA. Non la guarda più la neve che scende, ma solo quelle palle grigie del gigante. Fanculo, si cresce! E la bella storia d’amore mette su qualche chilo e si avvicina al terreno che prima manco sfiorava. La letterina non la scrive più e le vacanze vengo attese con trepidazione per giocattoli tecnologici assai costosi; come le cene tête a tête sempre più impegnative con discorsi sul futuro. Il Natale che diventa carino, normale, incolore.

La routine si tramuta in un paio di bei abiti bianconeri su un altare. Le posizioni, dopo il miele, sempre meno perché il mal di testa è una consuetudine, le amiche di lei proprio non le sopporti ed il calcetto e le serate alcoliche con gli amici sono sbiadite e sparute come gli stoici capelli che restano sulla cute e non muoiono, come gli altri, sul cuscino. Di risatine mica tante, ma le frecciate al veleno e i paragoni; no, quelli non mancano.

L’angioletto innocente che guardava la neve è cresciuto: un acido stronzo adolescente saputello che ora tira pezzi di ghiaccio annerito sui compagni di scuola bestemmiando. Il Natale come una piaga: perché non ha mica voglia di farli i regali e buttare nel cesso giorni per stare con i parenti obsoleti e vetusti. Per cosa poi? Sua nonna, quella rincoglionita, non sa che con i suoi 50 euro non ci può comprare nemmeno una stecca!

Poi il miracolo: un cerchio ed un girino si incontrano per caso tra ginocchia e polmoni, si piacciono tanto e crescono al caldo. E così l’ultimo 25 dell’anno torna ad essere catapultato in cima alla lista. Vedere lui, o lei, che si gode le luci ed i regali riporta la vigilia in auge come ai bei tempi. La coppia torna cemento armato di quello cazzuto che nulla, ma proprio nulla, potrebbe scalfire. Natali sereni si susseguono ma il piccolo bipede, o forse due in rapida sequenza, cresce in fretta. Prendono con simmetria i difetti di lui e le paranoie di lei e le richieste di regali alla filigrana spengono ben presto l’atmosfera ricreatasi.

E così non vi parlate più: i genitori. Rassegnati ed invecchiati davanti alla tv. Lei ti giudica mentre mangi violentando le posate e pur non dicendo nulla ha scritto in testa un fumetto enorme. In quei silenzi di ghiaccio un foglio protocollo di insulti che lui non prova nemmeno a leggere perché ha la partita da guardare, una birra da finire. Estranei. Natali si ammucchiano in un cantuccio assieme agli altri come strati di polvere incollati con resina sul tavolino. Una storia d’amore che si inaridisce e tira avanti per mera inerzia. I futuri eredi se ne sono andati in affitto e gli spazi tra quelle quattro mura ora sono enormi, quasi paurosi. Natale come un’ancora: una scusa alla quale aggrapparsi per far scontrare, almeno una volta all'anno, conoscenti che camminano ormai veloci su altri binari.

Poi un bel dì, ma forse era sera a pensarci bene, un altro girino entra in un altro cerchio ed il Natale torna prepotente redivivo. Fogli di giornale fatti bruciare zampillano arzilli per una fiamma azzurra.

Una casa calda e festante. Nonni e genitori si sorridono mentre guardano una manciata di ossa e morbida pelle osservare estasiata ed ipnotizzata la sua prima neve cadere dal cielo. Gli occhi sgranati davanti alla finestra: potrebbe star lì per ore.

Buon Natale Debaser!


Carico i commenti... con calma