
Senza misura
Se, un lunedì mattina di fine febbraio, aprendo l'edizione in rete di uno dei quotidiani più prestigiosi di questo Paese (per giunta di "opposizione"), ti trovi davanti una prima pagina di questo tipo:
"Libia nel caos. E' guerra civile. Gheddafi in fuga!". E subito sotto: "Roma del caos. Ranieri si è dimesso!".
… significa che qualcosa effettivamente non va. E non solo qualcosa.
Che questo Paese si trovi ormai a galleggiare in un meraviglioso cocktail fatto non solo di perdita del senso della misura (altrimenti come è possibile usare gli stessi termini per parlare di una guerra civile e della crisi di una squadra di calcio) ma anche di continue prove di instaurazione di un quasi-regime (a mio avviso, sull'onda dello scandalo Ruby, ora ci stiamo avvicinando davvero) ne avevo avuto ulteriore conferma ieri (20 febbraio, n.d.r.), nel primo pomeriggio, assistendo a qualche minuto di Domenica In.
In particolare al linciaggio in diretta tv di Michele Santoro (e di tutto lo staff di Anno Zero), reo di aver "cavalcato" e "strumentalizzato" le dichiarazioni fatte al "Se non ora, quando?" day da tale Emma, mia corregionale, neo-stellina del mondo canterino, seconda classificata insieme ai Modà dell'ultimo festival di San Remo .
Linciaggio, cosa assai grave, non solo ad opera di noti lacchè del potere, ma addirittura di una persona solitamente composta ed equilibrata quale Marino Bartoletti (da Giletti me lo potevo aspettare, da lui, no).
Come dire, al di là delle responsabilità di Santoro, il messaggio al Popolo dato dalla televisione di stato è stato comunque uno: "dagli all'untore".
Siamo davvero sull'orlo di un nuovo fascismo in doppio-petto?
Dobbiamo augurarci che scoppi davvero una guerra civile per svegliarci tutti, come voleva Monicelli o come vaticinava anni fa Moretti?
Non sarebbe male, anche considerando che una delle cose che mi ha più commosso negli ultimi tempi è stata quella che è successa durante l'ultima guerra civile in Egitto, con il popolo spontaneamente auto-organizzatosi a proteggere i tesori all'interno del museo egizio del Cairo dagli sciacalli.
Una pagina bellissima, di cui il "nuovo" Egitto dovrebbe andare (e probabilmente va) fiero.
Non sarebbe bello e commovente, anche da noi, per una volta vedere insieme tutto il popolo, i seguaci di Fini, Di Pietro e Berlusconi, smettere di tirarsi contro i soliti slogan come ad una partita di calcio e fare insieme le barricate per impedire a ladri e teppisti di saccheggiare i nostri tesori del Museo degli Uffizi o della Basilica di Massenzio?
In questo editoriale. non so se si è capito, ho perso anche io il senso della misura.
A proposito, tornando a parlare dei disordini libici a cui ho fatto riferimento all'inizio, non è forse il tempo di nuovo maturo e propizio, dopo più di sessant'anni, per approfittarne, e per pensare di riprenderci quello che un tempo era nostro sull'altra sponda del Mediterraneo?
Ma non ditelo a La Russa, altrimenti lo fa veramente.