Celebrate Nuclear Winter

A sei anni il nucleare fu Ken Shiro.
Sapete, no? "Siamo alla fine del XX secolo, il mondo interno è sconvolto dalle esplosioni atomiche…".
Epicissimo. Roba da brividi.
Roba che quasi quasi mi faccio investire da una tonnellata di acqua radioattiva così divento forte come Toki e più incazzato di Godzilla.

A otto anni il nucleare fu una gita scolastica.
Meglio: una gita scolastica mancata.
Erano i primi giorni dell'aprile 1986 e la IV B della Scuola Elementare di BartleTown si apprestava a fare visita al Parco della Preistoria di Vergate sul Membro (MI).
Pochi giorni prima della partenza, però, succede un gran casino da qualche parte in Russia o giù di lì, non si capisce bene dove. Dai telegiornali iniziano bombardamenti a grappolo di immagini di enormi camini in cemento armato e inquietanti operai con le maschere a gas e le tute di plastica arancione. La gente parla di contaminazione, di nube tossica, chi tocca l'erba muore.
E così niente gita.
Unico vantaggio: a casa Boom, il minestrone viene mandato in esilio sino a data da destinarsi.

A dodoci anni il nucleare fu un documentario.
Mezz'ora girata male, inquadrature traballanti, colori spenti, zero ritmo. Provenienza: Cernobyl, Ucraina.
Ci sono campagne abbandonate che solo a vederle in televisione ti viene freddo alle ossa. Casolari isolati, animali abbandonati.
C'è una pecora: ha la mascella deforme, non si sa come faccia ad alimentarsi. Un'altra ha tre paia di zampe.
C'è una donna. Anziana, ma non troppo. Fissa la telecamera e non dice niente. Tiene in braccio un bambino senza occhi, con le articolazioni delle gambe al contrario. Sono passati vent'anni e il ricordo di quel documentario riesce ancora ad angosciarmi.

A sedici anni il nucleare fu "Nuclear Winter" dei Sodom: super chicca thrash metal, tra le prime canzoni che ho imparato a suonare con la mia Ibanez koreana. Non so più quanti sabato pomeriggi ho passato a consumarci plettri e polpastrelli.

A trenta e passa anni, il nucleare è Fukushima, lo tsunami, gli elicotteri che buttano acqua sui reattori, i bambini con le mascherine sulla bocca e le mamme col latte radioattivo. Il Governo giapponese che ogni giorno dice una cosa diversa.

A trenta e passa anni, il nucleare doveva essere anche un Referendum.
Ho cercato di informarmi, di capire.
L'internet l'ho scartato quasi subito: il più delle volte viene fuori che i siti sull'argomento sono in realtà gestiti dall'ufficio stampa dell'Eni. Oppure da qualche aiuto-vice-sottosegretario alle politiche energetiche. E allora tanto vale.

Così ho deciso di chiedere alla gente che conosco, chissà mai che ne sappiano più di me.
E' venuto fuori di tutto:
- "Le centrali non sono sicure! Guarda che casino in Giappone!"
- "Ma che ti frega! Tanto se ne scoppia una francese facciamo comunque la fine del calamaro nel fritto misto!"
- "E le scorie?! Eh?! Le scorie?! Lo sai che mantengono la radioattività per mille milioni di anni?!"
- "In Germania le hanno sotterrate e dormono sonni tranquilli"
- "Il petrolio presto finirà! Abbiamo bisogno di altre fonti di energia!"
- "Anche l'uranio presto finirà. Dobbiamo investire sulle fonti rinnovabili!"
- "Sì, bravo! Vatti a vedere gli scempi ambientali dell'eolico in Calabria!"

E via discorrendo.
Sono arrivato alla conclusione che chi parla di nucleare o ha qualche interesse di troppo nella faccenda, oppure ne sa quanto me.

E allora ci ho rinunciato.
Davvero.
Ho deciso che non voglio essere informato sul nucleare.
Mi bastano i miei ricordi.
E le mie paure.


Carico i commenti... con calma