The Last Supper

Premessa n. 1: non sarà un editoriale particolarmente illuminante. Tutt'altro. Però sta cosa ce l'ho qui da un po' e voglio sapere se me la sto prendendo per nulla;

Premessa n. 2: l'altro ieri è cominciato il Ramadan. Niente acqua e niente cibo dall'alba al tramonto. Peccato che siamo ad agosto, il sole sta bello pizzo nel cielo per 18 ore al giorno e se va bene ci sono 25° all'ombra. Il Presidente delle associazioni islamiche italiane (chiedo scusa, ma non sono riuscito a trovare il nome e la carica esatti) ha concesso che chi lavora nei campi, spezzandosi la schiena sotto il sole, è perlomeno autorizzato a bere. La notizia, però, non è stata accolta positivamente da tutti: infatti c'è stato chi si è lamentato ed ha giudicato questa deroga ingiusta e comunque non giustificata;

E ora l'editoriale vero e proprio.

Non riesco più a guardare i programmi di cucina.

Non che prima me la spassassi granché tra "Chef per un giorno", quello con Mengacci, quell'altro con lo chef che insulta tutti e mi chiedo come mai non abbia ancora trovato qualcuno che lo aspetti fuori e gli faccia scoprire un uso alternativo del mestolone...

Però, devo ammetterlo, ogni tanto l'occhio ce lo buttavo. A colazione, ad esempio, mi guardavo Top Chef e me la sghignazzavo di brutto sentendo dei nomi mostruosi per descrivere dei piatti che assomigliano tanto ad una tartina col burro.

A pranzo, i seni generosi della Clerici mi accoglievano e mi cullavano, mentre cuochi ormai familiari si sbattevano per stare dietro a concorrenti incapaci anche di aprire un uovo senza combinare un casino pazzesco.

Poi ho iniziato a notare quanto cibo venga sprecato in questi programmi. Chili e chili di prodotti soltanto per le scenografie. Centinaia di uova solo per fare la "Prova di velocità" in cui vince chi monta a neve per primo l'albume. Poi c'è la prova in cui vince chi riesce a disossare più polli. Quella in cui si affettano più cipolle. Quella in cui si trita più carne. Insomma: vince chi butta più cibo.

Ma porca miseria. Ma solo io mi sono sentito ammorbare la fanciullezza con frasi del tipo: "O mangi sta minestra o butto la nonna dalla finestra?" "Non ti alzi finchè non hai finito tutto"? "Non giocare col cibo"?

Ora, non voglio riesumare l'antico detto "In Africa i bambini muoiono di fame...". Però oggi, qui da noi, c'è gente che fa fatica a fare la spesa e questi sprecano supermercati interi di roba per vedere chi è più fico col frullatore. Sta cosa mi fa impazzire. Mi procura lo stesso fastidio fisico di una qualsiasi intervista a Gasparri.

Come lo concludo questo editoriale? Non lo so. Non penso ci siano grandi conclusioni da tirare. E allora me la cavo con una frase che ripete sempre un tizio che conosco. Secondo lui è una citazione, ma ogni volta che gli chiedo di chi, mi dice un nome diverso:

"Se vuoi davvero bene a tuo figlio, cerca di fargli provare sempre un po' di freddo e un po' di fame".


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