
Ci vorrebbe una guerra.
In quei giorni, che ora appaiono così lontani e sbiaditi, me ne stavo appollaiato a Lisbona a godere un autunno insolitamente tiepido che sembrava essere stato strappato direttamente dalla pellicola di un happy ending con tanto di titoli di coda, musica e vattelapesca. Aria rilassante, quiete, ed ore capaci di scorrere lente e piacevoli: proprio come l'acqua nelle larghe anse di un fiume al tramonto. Le notizie che leggevo in quei giorni d'ottobre 2008 sembravano provenire da Marte, così aliene da me che, tra un paragrafo e l’altro, poggiavo lo sguardo su quelle strade tranquille, festanti e calorose. Il contrasto era così forte che l’impatto di quelle notizie mi arrivava quasi completamente svuotato del suo impatto iniziale. Eppure la prima tessera di un domino lungo un oceano, dopo aver traballato a lungo, era infine caduta. Tranquilli, non voglio parlare della situazione del nostro paese. Non serve proprio che uno stronzetto come il sottoscritto la fotografi più o meno bene.
Il mio pensiero è rivolto verso un’ottica di lungo periodo e di più largo respiro. Ho come l’impressione che in questi tre anni tutta questa informe e cervellotica massa di “esperti”, “politicanti” ed “economisti”, si sia impegnata con furore ed impegno per rincoglionirci e gettarci sabbia negli occhi. Per nasconderci un fatto molto semplice: nessuno sa dove cazzo stiamo andando.
Tralasciando la disgrazia Italia & Co., che paga ora quanto non fatto per decenni, quello che mi preoccupa e spinge a scrivere è che siamo in un periodo difficilmente catalogabile volgendo lo sguardo al passato. L’economia ciclicamente ha sempre avuto momenti di boom alternati ad altri di profonda recessione. E le guerre proprio a questo servivano! Si ammazzavano un bel po’ di persone con le armi, ma il grosso lo facevano le carestie alimentari e le epidemie che ne conseguivano. Venivano distrutti molti edifici, infrastrutture e questo tabula rasa creava la spinta per il nuovo benessere. Fino ad una nuova guerra. E così via. Il problemino è che Alberto e=mc al quadrato aveva ragione quando affermava qualcosa simile a “La quarta guerra mondiale si combatterà con le clave.”. La terza infatti, a suo dire, sarebbe stata molto poco auspicabile. E così la tecnologia ha reso impraticabile, otturato con un megastronzo, la valvola di sfogo che questo sistema nel quale viviamo ha utilizzato per rilanciarsi. Viviamo sempre più a lungo, siamo sempre di più, le risorse diminuiscono. E ora…
Ora è inutile che mi guardi schifato, affermando che sia un pazzo, perché scrivo di volere la guerra! Cazzo, se è questo quello che pensi hai abboccato come un tonno all’amo del titolo senza leggere il contenuto, oppure è palese che la sbornia di ieri sera mica l’hai digerita tanto bene. Come al solito non sono propositivo. Se sei un nerd, amico, mi dispiace deluderti ma mica sono il fottuto Gandalf: non ho oracoli da consultare, bastoni da far ruotare o anelli da cercare.
Oggi avevo solo voglia di dirTi, carissimo de-utente, senza freni quello che mi passa per la testa balorda. Se straccio questa merda di un giornale che ora mi rassicura, e che domani invece mi bastonerà senza pietà, e guardo con i miei occhi il futuro che scruto è incerto e nero. Una nuvola che si allunga per formare in cielo un punto interrogativo che subito si racchiude a pugno, per poi far affiorare un dito medio con tanto di fulmini e saette che manco Zeus! E se non mi viene voglia di mettere su famiglia, impelagarmi in un mutuo, forse non è solo ed esclusivamente per mera pigrizia e bambocciaggine estrema, ma anche per un pizzico di divina illuminazione.
Non mi preoccupa tanto questa crisi attuale, perché volgo lo sguardo oltre e mi sembra evidente che il mondo, più prima che poi, dovrà trovare un riassetto completamente nuovo.
Un equilibrio che per noi privilegiati sarà assai peggiore delle politiche "lacrime e sangue" che i nostri governi saranno costretti a varare per tenere in piedi questo vecchio e decrepito sistema ormai al collasso.