Numeri a San Siro

Era un tipo strano, ma complessivamente a posto, che poteva vedere i numeri che per gli altri non esistevano. Non sapeva se fosse una gran cosa quella, e tutto sommato non gliene fregava poi molto. Come del calcio. Abitava nella Milano da bere, nell’era del bianco e nero, ed una squadra da cinque lettere o l’altra, sempre da cinque lettere, gli andava bene. Era strano. Ma dovreste ricordare, c’è scritto solo poche righe sopra, che era a anche un tipo a posto e agli amici piaceva la sua silente compagnia. Lo avevano convinto ed ora era pronto a farsi pure l’abbonamento. No, non per la bellezza dello stadio e tanto meno per l’atmosfera elettrica che caratterizza il prepartita, ma solo ed esclusivamente per quei fanali verdi con i quali si era incrociato. Li cercava ora, mentre prendeva posto, ma davanti a lui v'era solo una cascata di capelli. Apre la bocca da ebete, inclina il capo, mentre pensa a come avrebbe potuto avvicinarsi furtivo con fare finto casuale; una scusa, magari una scarpa da allacciare, per dirle: “ciao!”. Solo un punto esclamativo, perché con due avrebbe potuto pensare che fosse eccessivo, con tre immaginare si trattasse perfino di un potenziale serial killer. Ma con un solo punto esclamativo accompagnato da un bel sorriso da finto angioletto, era falso fino al midollo, forse avrebbe potuto offrirle una coca e poi giù il jolly. "Lo sai - come ti chiami a proposito? - che io vedo i numeri che per gli altri non esistono?" Lei si sarebbe sciolta come neve al sole, convinta di aver trovato quello che da tre lustri (la sua età) non sapeva nemmeno di cercare, ed allora avrebbe sgranato quella kriptonite verde. Avrebbe pure inclinato il visino per essere ancora più avvenente, non serviva, e poi…

Svegliati che è cominciata!” gli dicono gli amici, ridestandolo dolcemente con una gomitata nel costato. Come se quei quattro codici fiscali dai piedi sbilenchi potessero essere più importanti di quel sogno. Un sogno che non si sarebbe mai realizzato e che, proprio per questo, avrebbe voluto procrastinare ed allungare come la pasta per la pizza. Una zappata, che manco un ferro tre di un dilettante, con il cerchio di cuoio che termina un paio di porte da calcio sopra la testa di tutti i giocatori lo fa tornare ai suoi pensieri, ai suoi goffi progetti di conquista. Doveva attirare l’attenzione di quella ragazza, ma essendo timido, non trovò meglio da fare che imboccare la strada più facile ed affollata affidandosi quindi ai piani alti.

Dai stronzi!” prega convinto alzando gli occhi cielo ed invocando l’attenzione dell'inquilino delle nuvole “Fagli fare un gol! Così nella ressa mi potrò avvicinare e cercare di attirare la sua attenzione.".
"Mi dispiace, ma non ti posso proprio aiutare ragazzo, come vedi…" e fa sventolare una schedina "… ho messo 2 su questa!

Dai scarponi“, implora, mentre spinge con la testa una zappata di cross. Bello teso vola verso l’area e poi un’eclissi dai contorni di un enorme e liso giubbotto di pelle. Qualcuno sussurra gol e di sfuggita la vede prendere vita, la bianchissima rete.
Gooooaaaaallll!!!!”.
Uno di quei gridi talmente forti e pieni che sente provenire fuori dal suo corpo e poi eccole lì centinaia di retine. E anche le sue, verdissime, ora lo guardano. Quegli occhioni da urlo. Incazzati.

Che fantasia! Due squadre, entrambe da cinque pidocchiose lettere e pure con la stessa maglietta del cazzo a strisce verticali. Fanculo si dice, mentre lesto sfugge al tentativo di linciaggio della curva!
Fanculo, ripete, mentre sguscia tra decine di arti maligni e nodosi: non vedrò i colori ma i numeri che per voi non esistono, quelli sì!

E’ tutto relativo! Questo è quello che ne conclude mentre rincasa a passo veloce pensando a quegli occhi che forse, a ben pensare, manco erano verdi.


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