I martiri della bellezza

Ieri sera ero seduto insieme a mia figlia sul divano di casa a vedere la televisione, quando lei si volta verso di me pensierosa e mi fa:
“Papà, ho letto una cosa non bella su internet su quello che ha scritto Alice nel paese delle meraviglie, come si chiama?”
“Lewis Carroll.” faccio io.
“Si, lui”.
“Cosa hai letto?” ribatto, già sapendo a cosa lei voglia alludere.
“Una cosa non bella. Era scritto che era un pedofilo. E’ vero?”

Ecco, queste sono le domande dei figli a cui un padre responsabile e dalla mentalità aperta, amante dell’arte e della creatività umana in qualunque forma e attraverso qualunque percorso essa si manifesti, deve essere ben pronto a dare una risposta adeguata.
Io ieri sera non lo ero.
Potevo forse dire che si, era un pedofilo, e che è una cosa terribile, doverosa di condanna e disprezzo da parte dell’umanità, e che in fondo il suo libro non merita di essere tanto osannato da scienziati e letterati, e che in fondo non ci tengo tanto che anche lei ne diventi un’appassionata?
Non era cosa, ammesso pure che fosse un pedofilo, troppo semplicistico e troppo ipocrita.

Potevo forse citare il Vangelo di Giuda e spiegare che in fondo colui che ha commesso il più empio dei peccati, il Traditore per antonomasia, e come tale condannato ad essere disprezzato nei secoli dei secoli, è stato, a ben pensarci, come certe eresie sostengono, il vero artefice della nostra salvezza avendo permesso il sacrificio di Nostro Signore e di conseguenza la nostra salvezza? Mi sembrava davvero troppo impegnativo per la sua età.
Insomma, mi sono trovato in totale impasse.

Il problema comunque è generale ed è questo: E’ giusto distinguere, nel giudizio, l’opera d’arte dalla vita del suo autore?
Esiste poi un altro problema connesso: E’ davvero necessario per un artista avere una vita problematica per arrivare a produrre arte degna di questo nome?

Veniamo, ordinatamente, come nei migliori trattati noiosofici, al primo punto.
Senza voler sembrare troppo bigotti o conformisti (avendo figli bisogna anche un po' esserlo, ogni tanto), non si può negare che spesso le vite di coloro che hanno lasciato qualcosa di importante all’umanità sono tutt’altro che fulgidi esempi illuminanti di come la vita umana vada vissuta. Restando in campo artistico, lasciando da parte coloro che, innumerevoli, si sono auto-imposti la morte, è giusto ad esempio perdonare ai grandi scrittori, musicisti, eccetera, eventuali loro comportamenti contrari alla morale condivisa, ed in particolare contrari a quello che ai bambini è insegnato come il giusto modo di comportarsi nei confronti della società, in nome di quello che riescono a dare all’umanità in termini di bellezza?

Venendo al secondo punto, tutto ciò è proprio necessario?
Io personalmente ho sempre pensato a loro (non tutti, ma sicuramente la maggioranza) come a dei martiri che si sacrificano per il bene dell’umanità.
Posso citare, visto che ultimamente lo sto ascoltando parecchio insieme ai Beatles, John Lennon? Ho letto ultimamente da qualche parte le parole di disprezzo da parte del primo figlio, Julian, sul modo in cui il Beatle ha ricoperto, nei suoi confronti, il ruolo di padre. O della prima moglie Cynthia sul suo ruolo di fidanzato e marito. Per non parlare poi della sua morte violenta.
Gli stessi Beatles, visti come un tutt’uno, ho scoperto oggi in un bellissimo speciale di RAI Storia (che potete trovare a questo link), hanno prodotto i loro grandi capolavori (da Rubber Soul in poi, per intenderci) proprio nel momento in cui i rapporti fra i componenti del gruppo hanno cominciato a degenerare fino a essere completamente conflittuali, arrivando quasi alla violenza, al tempo della pubblicazione del bellissimo White Album. Per arrivare poi ad Abbey Road ed al loro “suicidio”, un po’ come Nick Drake dopo la pubblicazione di Pink Moon

Ripensandoci, io alla fine con mia figlia avrei potuto cavarmela dicendo: “Lo sai che tutti dicono che quel cantante, quello che quando eri piccola cantava 'M'innamorerò sempre di te' e che ora è l’autore della colonna sonora di quasi tutte le puntate di C’è posta per te, è diventato un ottimo padre di famiglia, addirittura nonno, non bestemmia mai, non litiga mai con nessuno, e soprattutto non ha mai letto un libro di Lewis Carroll?”

Lei, ne sono sicuro, mi avrebbe risposto:
“Ok papà, ho capito, dai pedofili, se sarà necessario, saprò come guardarmi io. Intanto mi dici dove hai messo Alice?”.


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