Lamentazione

Sono qui a casa, un po’, con grande fatica, davanti al computer, più spesso davanti alla tv, che girovago annoiato e distratto cercando di ingannare il tempo della mattina. Ho appena sentito in tv la dichiarazione post-consultazione con il Presidente della Repubblica dei due capigruppo alla Camera ed al Senato del movimento politico che è stata la vera sorpresa delle ultime elezioni politiche italiane.
Anche questa volta, ostinatamente, si sono mostrati rigidi ed inflessibili sulle loro posizioni, tutti di un pezzo.

Confesso che il tutto mi affascina: l’idea di questa marea di cittadini comuni, di purezza ed onestà indiscutibile, puri come diamanti, tutti sotto una sola bandiera, che, con giustificata arroganza invadono le istituzioni e il parlamento, è semplicemente meravigliosa.
Forse mi ricordano qualcosa, ma preferisco non pensarci.
Sicuramente qualcosa di buono potranno portare all’Italia, ed il rischio di rimettere in gioco, con la loro posizione, personaggi dalla dubbia reputazione, è un problema che va considerato marginale (loro la pensano sicuramente così).
Del resto il loro capo, piuttosto astioso e dal non trascurabile ego, senza mostrare il minimo dubbio, “dice che il movimento vincerà.”.

Può essere.

Dopo aver sentito la dichiarazione in tv, mi sposto davanti al computer.
E leggo: “E’ morto Pietro Mennea. L'ex olimpionico si è spento a Roma a 61 anni. Era malato da tempo. Oro ai Giochi di Mosca, il suo primato mondiale sui 200 metri ha resistito per sedici anni.”.
E per incanto comincio a pensare a quegli anni di piombo ed oscuri della Prima Repubblica, clientelisti e democristiani (nel Sud non ne parliamo…), socialisti e corrotti, che forse la maggioranza degli eletti nel movimento nemmeno ricordano non essendo ancora nati.
E a quello che in quegli anni questo maledetto paese è riuscito a produrre fuori e dentro il parlamento, nonostante tutto.

Mennea era uno di queste cose.
La Presidenza di Sandro Pertini (e lo cito non casualmente in quanto il savonese, guarda caso vicino di casa del leader, ha dedicato la sua vita a combattere il “pensiero unico”), in tutt’altro campo, un’altra.

Ed allora voglio chiudere questa lamentazione, caro amato leader di questo meraviglioso movimento, ricordandoti una delle strofe più belle di quello che è stato uno dei tuoi più grandi amici (dicono che tu sia stato l’ultimo degli estranei alla famiglia a vederlo prima che morisse).
Eccola qua: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.”.

Ricordatela.

Io, dal canto mio, userò quei versi per convincermi che quanto fai possa in fondo davvero migliorare il Paese, un giorno.
Insomma se non proprio come un fiore, immaginarti almeno come un qualcosa che ne possa permettere la crescita.

E’ tutto, ciao Beppe e buona fortuna.


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