Zoom

Un mediocre fotografo è colui il quale usa in modo gratuito e spropositato lo zoom per evitare di dover spostare il culo ed andare alla ricerca della giusta inquadratura d‘insieme capace di meritare quel bel rumore. Click. Conscio di questo ringiovanisco di almeno vent'anni e mi ritrovo ad essere un bambino la notte di Natale mentre godo del nuovo obbiettivo che mi sono regalato due mesi or sono: un piccolo cannone che uso senza remore nelle vicinanze del parcheggio, uno dei posti più tristi ed insulsi che conosco; dando l'illusione di sapere cosa sto facendo cerco di rendere particolare e speciale quel luogo masturbando con veemenza adolescenziale l’apparecchio che profuma di nuovo. Passo le foto al computer e mentre osservo questa lunga sequenza di inutili primi piani con asfalto, erba incolta, mozziconi di sigarette e vattelapesca che sfuocano il contorno vado con la mente altrove. In Grecia.

Alla radio nei mesi scorsi hanno fugacemente parlato proprio della Grecia. Questo paese, che fino a pochi mesi addietro, era al centro di tutti gli editoriali dei quotidiani europei ora sembra sia sparito o che si sia mimetizzato molto bene. Una vipera tra le foglie secche. Guido e vengo a conoscenza dell’uso di medicinali di serie B negli ospedali ellenici; del fatto che, causa malnutrizione/insufficiente apporto calorico, ci sono stati diversi svenimenti nelle scuole di Atene e provincia; che nell’inverno testé trascorso la popolazione, impossibilitata a pagare le bollette del gas, ha bruciato panchine ed alberi dei parchi contribuendo ad aumentare spaventosamente l’inquinamento dell’aria della capitale. Anni addietro ero rimasto abbastanza colpito dalla complessiva sporcizia delle isole greche: chissà come reagirei ora. Immigrati di seconda generazione stanno tornando nelle terre natie messi di fronte ai dati agghiaccianti della disoccupazione uniti al peso crescente del partito (?!?) “Alba Dorata“. Una volta erano i gruppi "evimetal" che ascoltavo ad avere nomi del genere. Seguendo la massa e le mode l’opinione pubblica ha il potere di mettere in risalto un tema per poi farlo scomparire nello sfuocato marasma generale in un lasso di tempo risibile.

Togliendo un po’ di zoom la precaria salute del sistema economico mondiale ha preso il sopravvento su tutto il resto ed è normale che sia così perché colpisce in maniera diretta quello a cui teniamo maggiormente: il nostro standard di vita. Siamo nel bel mezzo di una guerra e, come logico che sia, quanto accadrà nei prossimi anni avrà delle ripercussioni fondamentali per il riposizionamento degli equilibri geopolitici mondiali.

Mi preoccupa terribilmente questo stato di cose: come molti sono un machiavellico ed egoista del cazzo e ho paura che non potrò più avere tutte quelle cose, in gran parte inutili, che compro e che mi ricordo di avere solo quando rischio di dovermene sbarazzare. Anche se non lo dico, e magari mi sciacquo la coscienza con un R.I.D. a "Save the Children", fondamentalmente me ne fotto delle persone che muoiono di fame. Lo so perfettamente che è la loro costante morte e povertà che nutre il mio benessere e mentre generosamente, con il mio euro al giorno gli regalo da mangiare, con la mia indifferenza quotidiana faccio in modo che lo status non cambi. Ma vado a dormire tranquillo.

Trovo altresì interessante, usando sempre lo zoom, notare come l’opinione pubblica si sia ingoiata la spada di Damocle che da qualche decennio pendeva sulla nostra capoccia. Sembrerebbe, dal complessivo silenzio mediatico, che sia stato risolto definitivamente il problema del riscaldamento globale: il 21 dicembre dell’anno scorso, per gioco e poco sul serio, molti hanno volto lo sguardo al cielo in attesa di un fuoco divino. Pochi hanno realizzato che è assai più terreno ed umano il devastante colpo all’equilibrio climatico che stiamo assestando al nostro pianeta. Un pugno cazzuto, forse un K.O., perché non serve essere Mercalli per capire che questi scatti da 0 a 100 (freddo/caldo - siccità/diluvi da "Il Corvo" ed estremizzazioni climatiche in genere) vanno benissimo per le macchine da F1, non troppo per un clima temperato. Se prima si parlava e si faceva almeno un po’ di becera retorica/polemica tra nazioni sull’argomento ora è calato un silenzio agghiacciante! Sarebbe bello avesse davvero la consistenza del ghiaccio perché allora forse potremmo usare il teletrasporto e regalarlo agli orsi del polo nord che vedono la loro casa assottigliarsi con rapidità disarmante ed in totale silenzio.

Il senso di queste righe? Cercare di non dimenticare i contorni (io vi ho portato solo alcuni esempi) che, in base alle priorità del momento, tendono a finire in quel grigio calderone sfuocato. Cercare di usare con parsimonia lo zoom e muovere il culo per avere una visione d‘insieme che ci renda più consapevoli e meno dipendenti da quello che i media spacciano.

"Polar Power"- photo © Joe Bunni


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