
Ciechi
Li ho incontrati per la prima volta al risveglio durante una bella e fresca mattinata primaverile. Una tremenda fitta che mi ha fatto cacciare un sonoro "ahia" e ritornare immediatamente nella posizione iniziale per massaggiarmi la schiena dolorante.
"Buongiorno egregio signore. Io ed miei colleghi, La compagnia dei mal di…, siamo assai lieti di fare la Sua conoscenza e vogliamo salutarLa cordialmente dal momento che da questo istante è probabile che ci vedremo con frequenza, tendenzialmente crescente, negli anni a venire. Da buoni vicini Le portiamo in dono un piccolo consiglio: provi pure a scendere dal letto ma lo faccia con calma e soprattutto, ascolti noi, non dia la colpa del malessere temporaneo al materasso. Ci dispiace farLe notare che quella da cambiare sarebbe la sua schiena“.
E’ stato un piccolo shock provare dolore non a causa di un trauma, ma per la mera usura del corpo. Nulla di grave, ma un malanno sufficiente per intristirmi molto; la compagnia dei “Mal di” ha sottolineato come la mia giovinezza se ne sia andata. E come ogni incontentabile bipede penso che sia scivolata troppo velocemente e comunque non nel modo in cui avrei voluto. In queste circostanze è assai facile cedere alla tentazione di chiudere gli occhi, cacciare la testa per terra e negare l’evidenza perdendo, con il passare del tempo, lucidità e spirito critico. E di questo vi voglio parlare.
Quel nonnetto di 80 anni che ha tagliato il traguardo ha gareggiato assieme ad altre trecento persone in una gara di corsa su sentieri montani. Guardare quel corpo sofferente ed avvizzito che, con fare lievemente robotico, è stoicamente arrivato al traguardo a distanza di ore dal primo non mi ha fatto battere automaticamente le mani o sentire la musichetta del film “Giorni di gloria“. Al contrario mi ha fatto provare pena. Tonnellate di compassione per una persona condannata a gareggiare spinta esclusivamente dall’impossibilità di disattendere l'aspettativa dei suoi paesani; quelli che, a differenza mia, si sono spellati le mani mentre lo chiamavano con il suo nome da battaglia "Highlander". In quel volto, in quelle rughe profonde e piene di sudore, non ci ho visto nemmeno un briciolo di gioia per una prestazione sportiva straordinaria in relazione all'età, ma solo sollievo. Diventerò anch’io così? Ho pensato questo e brrrrrrrr… un iceberg mi è franato addosso. Nel caldo estivo uno stormo di oche si è posato sulla mia pelle per rimanerci e così, in un caldo fottuto, ho cercato disperatamente calore in un bicchiere di grappa.
La piccola non riesce ancora a parlare ma non è fame quella che la fa strillare; punta le dita al cielo e quello che sta vivendo è poco meno di un incubo. La nonna sorride affabile e premurosa cercando di calmarla, ignara del fatto che sta peggiorando la situazione. Movimenti rallentati, collosi ed incatramati come se ci fossero pesi da venti chili sul suo volto. E’ così che risponde quella pelle stirata sugli zigomi e sugli occhi mentre tenta di dare alla luce un sorriso; un movimento che la rende simile ad una di quelle creature che albergano nella mente della neonata di notte e che non la fanno dormire. Labbra come canotti che lottano contro le profonde onde lunghe del collo.
Ci ho messo diverse ore e bestemmie per insegnarle a vedere un Dvd in autonomia; gli sms da seconda elementare come il K2 in inverno. Nonostante le palesi difficoltà quando ha sentito parlare di Twitter ha voluto gettare nel cesso degli euro per acquistare un tablet. Talvolta navighiamo velocemente in internet e non sa nemmeno lei che pesci prendere perché tutto quello che le propongo è, a suo dire, inutile. Evidentemente il pesce non le piace e quello che le interessa è il poter dire alle amiche che è capace di navigare: poco importa che sia una barca a vela alla mercé della bonaccia. Tutto questo mi intristisce perché sono anni che le chiedo come cazzo si fa a fare del buon pane in casa: quello che a lei riesce così bene.
Segreto di stato.
Dicono che la comunicazione non verbale sia quella più funzionale per far capire in modo inequivocabile le reali intenzioni ed infatti gli animali parlano così con noi e tendenzialmente li capiamo senza grossi problemi. Ed allora come è possibile che costui, mentre sono al lavoro, si appigli alla mia faccia di vetro manco avesse delle ventose al posto dei polpastrelli? E’ talmente convinto di far ridere che se potesse si strapperebbe il braccio all’altezza della spalla per potersi stringere la mano e si nutre, dio solo lo sa come, del mio sorriso di ghisa la cui traduzione è “fottiti e levati dal cazzo che ho una pila di sospesi da finire!”
Ripenso all‘osceno sequel de “La strana coppia” e mi domando, ricordando il primo capitolo o lavori come “Prima Pagina”, come sia possibile che Jack Lemmon e Walter Matthau non si siano resi conto dell’oscenità di quel remake con Sofia Loren. Soffro nel vedere un cocciuto e talentuoso atleta sul viale del tramonto che non riesce ad ammettere che il suo tempo è finito e che il buon vino che era non sta affatto migliorando ma si sta progressivamente inacidendo; sento il brano di una band morta musicalmente da decenni che cerca di tornare alla ribalta con cerchi di plastica da galera. Soldi? Non credo.
Realizzo che la piccola e cieca torturatrice medievale che mi ha rimesso in sesto la mano operata con quaranta sedute di fisioterapia aveva ragione. In quelle ore di dolore e rinascita della mia zampa, abbiamo aperto mille discorsi. Ricordo che era solita ripetere, con laconica tristezza, che nella sua giornata tipo incontrava molta gente che brancolava nel buio pur avendo una vista tecnicamente perfetta. A ripensarci bene è un’osservazione abbastanza banale e retorica che, tuttavia, spesso non prendiamo nemmeno in considerazione, convinti del fatto che sia un problema che non ci possa riguardare.
Eppure è proprio vero che tutti siamo condannati a diventare con il tempo ciechi. Il fatto è che si tratta di uno scemando meschino dall'incedere talmente lento e progressivo che non ci possiamo rendere conto del momento in cui la luce si spegne. La mancanza della vista ci costringe a procede goffamente a tastoni lasciando il fianco scoperto per le ciniche e silenziose derisioni di chi, ancora ci vede.