In fila per tre

Oggi mi è venuta voglia di scrivere. Ma di che cosa?

Forse potrei scrivere qualcosa sul Natale, come ho fatto a volte negli ultimi anni. Chessò, parlare del fatto che ho l’impressione che stia “invecchiando”, che fatichi a tenere accese sui balconi del mio isolato - a guardarli attraverso i vetri appannati (scusate la licenza poetica) di casa mia - le sue quattro luci. E che questo, alla maniera del Tom Waits di “9TH & Heennepin”, mi ha fatto vedere tutta una storia.

Una storia fatta di famiglie che in Italia fanno sempre meno figli, e che forse, di questo passo, Babbo Natale sarà messo prima o poi in cassa integrazione.
Una storia fatta di gente che ha perso il lavoro, o non l'ha mai avuto, e non ha nulla da festeggiare, ed altri che (e non faccio nomi), fra le fanfare di quelli che raccontano che ormai il peggio è passato, rischiano di inciampare malamente nella coda del diavolo e farsi ancor più male.
Fra quelli che raccontano che tutto stia tornando normale e quelli che ci ricordano continuamente che la fine sia vicina, e paiono davvero più contenti e soddisfatti, che addolorati all’idea che prima o poi gli si debba dare ragione.

Comunque sia il governo, a scanso di equivoci, invita i giovani a cambiare mentalità, ad essere meno legati all’Italia, pensare all’Europa, a fare esperienza lavorativa all’estero. Oggi, parlando con dei miei colleghi più giovani, ho avuto la chiara sensazione di quanta disillusione ci sia in giro.
A ben pensarci, in confronto ai genitori della mia generazione, che hanno sofferto da bambini/adolescenti la guerra ma poi hanno vissuto da 30/40enni il boom degli anni '60, e a quelli della mia generazione, che stanno vivendo da 40/50enni questa crisi ma che almeno hanno vissuto da bambini quegli anni felici, la generazione dei 30enni di oggi, che con entusiasmo ha visto nascere internet, nel bel mezzo della "navigazione" sempre più spesso non trova nulla, se non parole e promesse mancate.

E non voglio pensare a quello che potrà essere dei nostri figli.

L’altro giorno ho riascoltato con piacere questa vecchia canzone di Edoardo Bennato.
I versi finali mi hanno lasciato di sasso, li definirei una Storia d’Italia concentrata, dal fascismo ad oggi.

Mioddio, aveva veramente capito già tutto, come andava a finire.

Viva l’Italia, quelli che rimarranno e no, e lo dico con il cuore.


Carico i commenti... con calma