Neve nera

Senza preavvisi, con l'incedere dell'autunno inoltrato, smise di nevicare come se fosse stato accidentalmente chiuso un rubinetto. Un bel problema per quella regione che, grazie al cosiddetto "oro bianco” e al progressivo sviluppo del turismo invernale, si era arricchita lasciandosi alle spalle un passato secolare di dignitosa povertà per lasciare posto a ristoranti segnalati della guida Michelin e alberghi di lusso a quattro e cinque stelle. Le prime festività, come un piccolo dramma, e una manciata di sparuti malati di sport che si contentarono di lingue di ghiaccio piene di sassi ed erba. Le finestre delle località turistiche si sarebbero dovute fotografare in quei giorni: gli scatti avrebbero mostrato un esercito di narici al freddo contatto dei vetri in speranzosa attesa. Niente. Molte preghiere, che insulto se rapportato alle quotidiane miserie del globo, vennero rivolte ai piani alti: l’essere umano, infatti, quando ci sono interessi personali in ballo diventa di una miopia imbarazzante. Le richieste, quindi, furono sì lanciate in alto ma è altrettanto vero che non furono raccolte e restituite in basso. O almeno non nel modo corretto.

Bisognava tornare indietro di molti anni per serbare una memoria visiva, una fotografia mentale, di un inverno sì stitico con pendii giallastri, lievemente imperlati solo dalla brina mattutina, all'inizio delle feste natalizie. Diversi impianti, grazie all'ausilio della neve programmata, funzionarono, ma la tristezza e la preoccupazione accrebbero progressivamente perché l’acqua dei bacini artificiali si stava esaurendo con rapidità. Un signore, un viso pieno di profonde e belle rughe, raccontò che nel secondo dopoguerra era capitata la stessa cosa e che, per tale motivo, non c’era da preoccuparsi perché "l'oro bianco", come sempre, sarebbe ricomparso. I climatologi, che è bene non confondere con i meteorologi, sostennero che un blocco improvviso dei fenomeni nivologici non era giustificabile con il riscaldamento globale: gli effetti, infatti, erano destinati a manifestarsi nel medio-lungo periodo ed in modo progressivo; come l'incedere di un'infida e lunga malattia degenerativa.  

La neve, poi, continuò a scendere altrove. La prossima luna, dicevano tutti, toccherà a noi. Venne cambiato il calendario e le giornate cominciarono ad allungarsi ma la siccità completa continuò imperterrita ed indifferente.

Il primo vero fiocco-lenzuolo cadde una fredda sera. Il bambino lo osservò scendere e lo vide posarsi sulla sua mano con la lentezza di una piuma. Gli occhi sgranati, non per l’attesa febbrile, che come ogni infante aveva covato per mesi. No, quello che lo rese per un tempo indefinito un blocco di sale, fu il colore del fiocco. Si stropicciò gli occhi azzurri e osservò meglio la sua mano aperta. Con due dita dell’altra prese quel fiocco, che si stavano sciogliendo al contatto con la pelle, e se lo mise in bocca: una sorta di pizzicotto.

La struttura, la consistenza e le proprietà sono identiche rispetto alla comune neve. L’unica cosa che è cambiata è il colore”. Il dispaccio venne salutato con entusiasmo contagioso. Nessuna spiegazione plausibile venne fornita per il mero mutamento della pigmentazione, ma quello che contava erano i metri di coltre soffice e farinosa che coprivano tutto salvando, apparentemente sul filo di lana, la stagione e le prenotazioni alberghiere.
Fu solo dopo tre giorni che la prospettiva cambiò radicalmente. Quella strana “neve” stava scendendo solamente in regione: appena al di fuori le stesse nuvole davano alla luce fiocchi convenzionali generando un numero infinito di punti di domanda tra esperti e non. E se è vero che la novità, almeno nel breve, attirò, fu altrettanto vero che si trattò di un fuoco di paglia. Le piste, tirate a lucido, rimasero progressivamente deserte. Certo, la regione pullulò di scienziati e quella porzione minuscola di mondo divenne una località sulla bocca di tutti. Il fatto di rappresentare un fenomeno unico al mondo rese inizialmente altezzosi ed orgogliosi gli abitanti che non si resero conto del fatto che era l'isolamento, e non la pubblicità gratuita, quella che stava incombendo su di loro come una ghigliottina affilata.

Di sera le luminarie sembravano spettacoli grotteschi da film dell’orrore perché il contrasto che la luce creava con quella cupa coltre era spettrale. Gli ultimi bambini lasciarono il paese piangendo: non riuscivano ad immaginarsi Babbo Natale in mezzo a questa soffice e fredda sporcizia. Un signore addirittura morì quasi di infarto mentre faceva un’escursione nella neve fresca. In un’intervista che rilasciò successivamente, e che diede il colpo di grazia alla località, affermò che gli sembrava di soffocare e di essere come inghiottito! - Mi reputo una persona razionale - continuava l'articolo - ma quel mare nero mi ha portato quasi al delirio e ho perso il sonno che, chissà quando ritroverò! Località maledetta!

Per quanto tenessero pulite le strade quella coltre rendeva il posto un paese reietto, come se una scopa di saggina avesse raggruppato proprio lì tutti i rifiuti del mondo.

Ed infine arrivarono gli avvoltoi, dapprima con cerchi molto larghi e poi sempre più stretti in attesa di poter banchettare sulla carne in rapida putrefazione. Calcoli astrusi e misteriose predizioni di fine del mondo di civiltà estinte piovvero da ogni dove, un ingorgo apocalittico, con ascolti da record per il godimento dei media che promossero senza ritegno e vergogna trasmissioni fotocopia di qualità ripugnante. La Chiesa non si fece attendere invitando i peccatori a redimersi in attesa dell'ormai prossimo Giudizio Universale invitando, in inchiostro simpatico, i peccatori a chiedere perdono: intestare le proprie proprietà a Dio, unito a cento Ave Maria, poteva essere un buon metodo per salvarsi. Si incrinò tutto, come una nave che in procinto di affondare comincia a rollare pesantemente sulle onde crescenti. I consumi collassarono, chiromanti, chiaroveggenti ed esperti del rapporto con il paranormale si fecero intestare case e risparmi. Il denaro, in poche settimane, perse quasi ogni potere nella quotidianità; le tasse non vennero più pagate da nessuno ed i servizi, per quanti si stenti a crederlo, divennero ancora più inefficienti del solito prima di collassare completamente. Le città come discariche a cielo aperto, i supermercati vennero presi d'assalto: centinaia di morti nella lotta del prodotto sullo scaffale. Scioperi a profusione perché, che senso aveva andare a lavorare? In un baleno, insomma, l'uomo tornò ad essere animale: spinto unicamente dall'istinto di sopravvivenza.

Il panico nelle strade, l’incapacità di mantenere equilibrio anche nelle stesse forze dell’ordine cominciò a dilagare in quanto divenne palese, per la maggioranza della popolazione del mondo, che si era messo in moto un processo irreversibile; alcuni, incapaci di sostenere il crollo della società e delle proprie vite, si affidarono a sette che invitavano, sempre dopo l'intestazione dei beni a loro favore, ad abbracciare l'arte del suicido di massa. A catena, come tessere del domino, tutto questo e molto altro si diffuse con velocità su tutti i continenti. Tutto ciò, è bene ricordarlo, per una mera variazione temporanea del colore dei fiocchi di neve.

Poi d’un tratto, senza un motivo scientificamente comprensibile, la neve tornò a scendere della colorazione giusta che fece calare sul globo un inquietante, imbarazzante e fragoroso silenzio.


(Liberamente ispirato allo spunto iniziale de “Le intermettenze della morte” e a "Cecità" entrambi scritti da Josè Saramago.)

 


Carico i commenti... con calma