
Parigi
Libertà
by Zaireeka (10 gennaio 2014)
Fra le tante vignette pubblicate sul web in questi giorni, disegnate in tutto il mondo in omaggio alle vittime della strage del 7 gennaio 2015 nella sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, ce n'è una una che mi ha colpito particolarmente.
n questa vignetta (in francese) c'è San Pietro contrariato ed indispettito che, in piedi sulla nuvola più alta e con le chiavi del paradiso in mano, guarda tutte quelle intorno imbrattate con segni inequivocabilmente a forma di membro maschile, e recita: "Hanno già disegnato cazzi dovunque".
La trovo molto bella perchè è triste (tristissima), fantasiosa, e divertente (divertentissima), tutto insieme.
Tanto bella che ho deciso di farla diventare la foto del mio profilo.
Io non so se la libertà in fondo è una cosa "ultraterrena" come sembra suggerire la vignetta.
So solo che in queste circostanze mi sento molto piccolo, e non posso essere giustificato dal fatto che il direttore di Charlie Hebdo non avesse, a differenza mia, nè moglie, nè figli, e nemmeno un'auto.
Poi penso che non tutti nasciamo così coraggiosi da farci uccidere per la libertà di pubblicare delle vignette per poi finire a fare disegni sconci direttamente in paradiso.
C'è chi la libertà, piuttosto che esercitarla fino in fondo, si limita ad ammirarla quando è esercitata in pieno dagli altri, e questo è già qualcosa, oppure a sognarla, e nel migliore dei casi a suonarla sulle note dolci di una chitarra Pagina Web
Dio è misericordioso ed ha il coraggio di ospitare gli uni e gli altri, anzi ha bisogno di tutti e due.
Parigi e seguenti
by Geenoo (15 gennaio 2015)
Il Papa, in ritorno da un viaggio dallo Sri Lanka, il 14.01.2015 risponde ai giornalisti sui fatti di Parigi.
«[...] Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così dobbiamo fare tutti. Non si può offendere o fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci stupisce, no?, ma pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla notte di San Bartolomeo. Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. È una aberrazione. Con libertà, senza offendere, ma senza imporre, senza uccidere…Parlava della libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà, ha il diritto e anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L’obbligo! [...] Abbiamo l’obbligo di parlare apertamente. Avere questa libertà, ma senza offendere. E vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede. Papa Benedetto, in un discorso, ha parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava alla fine a credere che le religioni o le espressioni religiose siano una sorta di sottocultura: tollerate ma poca cosa, non sono nella cultura illuminata. E questa è una eredità dell’illuminismo. Tanta gente che sparla di altre religioni o delle religioni, che prende in giro, diciamo “giocattolizza” la religione degli altri, questi provocano. E può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro la mia mamma! C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetta la vita e la persona umana, e io non posso prenderla in giro. Questo è un limite. Ho preso questo esempio per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti. Come quello della mia mamma».
Religione. Sottocultura. Libertà religiosa. Libertà di espressione. Provocazione. Reazione. Limiti. Giocattolizzare (=Ridicolizzare).
Ci sono limiti alla libertà di espressione?
P.s. Delfeil de Ton: «Ce l’ho veramente con te, Charb - ha scritto uno dei padri fondatori in una sorta di lettera al direttore e disegnatore assassinato -. Che bisogno c’era di trascinare tutti in questa escalation?». L’accusa, pesante, è di aver portato alla morte la sua redazione. Delfeil de Ton riconosce Charb ancora come «il mio capo», dalle colonne del Nouvel Obs’, di cui è opinionista dal 1975. Ne parla come «un ragazzo brillante», ma «un testardo». Ricorda la sua disapprovazione quando Charb, Stéphane Charbonnier, 47 anni, pubblicò il famoso numero con la testata modificata da Charlie Hebdo a Charia Hebdo (con un gioco di parole sulla Sharia) e «Maometto direttore» in un circoletto sulla copertina. Quel numero costò l’incendio dei locali della redazione, con una molotov, ma per fortuna nessuna vittima. «Charb non avrebbe dovuto rifarlo e invece lo ha rifatto nel settembre del 2012».
Ma, quel che è più doloroso, Delfeil de Ton testimonia nel suo articolo che Wolinski, il celebre caricaturista ucciso a 80 anni con il resto dei collaboratori, non condivideva la pervicacia di Charb e glielo avrebbe confidato: «Credo che siamo degli incoscienti e degli imbecilli che corriamo un rischio inutile. Tutto qui – gli avrebbe detto Wolinski un giorno.