Il principio dello sciame (che crea delirio)

Ero un aracnofobo incallito, nonostante debba ammettere che anche l’intera famiglia degli insetti e di tutti quei minuscoli esseri non mi sia mai andata particolarmente a genio.

Avete presente quella sensazione orribile, quel prurito ossessivo che vi colpisce quando siete costretti ad osservare ciò che vi ripugna? Ecco, potrei riassumere così il mio rapporto con loro prima della sua conoscenza. Lessi molto a proposito delle fobie, argomento a proposito di una realtà che affonda le proprie radici nell’antropologia umana, nella nostra storia.

Mai avrei pensato di vincere sulla mia umanità.

La conobbi in un giorno qualunque, come si conoscono nuovi luoghi e nuovi suoni. D’improvviso. Rispetto alla sua stirpe (un vero e proprio conglomerato di ali e zampe in movimento) pareva essere interessata davvero ai luoghi in cui quell’enorme ronzio sostava. Era ricoperta da un manto bianco aureo che le caratterizzava i tratti gentili e da poco le sue ali si erano completamente sviluppate.

-Come stai?

-Con la testa tra le nuvole.

Feci una risata da idiota, un misto tra il sorpreso e il divertito (in fondo il ghigno mi ha sempre accompagnato nelle situazioni più bizzarre e imbarazzanti). Chi lo avrebbe mai immaginato poi, che uno di quegli esseri che temevo, potesse tirar fuori una modesta dose di ironia? Lo faceva spesso, anche nelle situazioni più disparate, ed io apprezzavo.

Pensate che ad un certo punto facevamo ironia sugli umani e sulle loro fobie di zampette e ronzii –assurdo-. La cultura pop era un nido comune, ma anche i pettegolezzi teneramente infantili e i versi che le piacevano e le note che mi piacevano.

Era il loro frequente esodo, non mi andava per niente giù. Nella mia presunta e discreta elevazione dal mio status stavo dimostrando uno dei più subdoli comportamenti. E poi diciamocelo, avevo trascurato inavvertitamente il fatto che anche un essere alato potesse avere una fobia per noi, no?

Il legame era abbastanza compromettente più per la nostra natura che per le nostre fazioni di appartenenza. Loro, i compagni di ronzio, sembravano a volte addirittura esprimermi la loro simpatia con dei leggeri accenni di sorriso che riuscivo a intravedere. Era tutto così volutamente frenetico che non so dirvi quanto effettivamente durò e quando effettivamente finì.

Il suo, il loro scopo era quello di svolazzare a destra e a manca alla ricerca di ospitalità e favorevoli condizioni –ma dannazione- qual’era il mio? Questa turba mentale mi mise sotto una luce che non volevo mi appartenesse, ebbi una concezione errata di me stesso; temevo di far la fine di Robert Downey Jr. in Natural Born Killers. Non trovavo il senso, era l’eterna differenza tra le nostre intenzioni.

Non mi punse mai, lasciò che io scorressi giù per l’asta del fiore e nascose tra il buio dei suoi enormi occhi il dolore che un essere della sua specie non avrebbe mai dovuto provare.

Lasciammo che il meccanismo della natura riportasse la nostra esistenza ai rispettivi poli. Passarono milioni di anni e di egemonie tra una fase lunare ed un'altra. Sentii della loro estinzione ma tra i passi a volte poco sobri che mi riportano all’uscio di casa salta sempre fuori qualche ronzio.


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