The Weary Blues
Charles Mingus music
Langston Hughes voice & poetry

-Blues di stanchezza-

Mormorava un torpido motivo sincopato,
e si cullava a una dolce cantilena –
ho udito un negro che suonava.
A Lenox Avenue l’altra sera
sotto il fioco pallore d’un vecchio lume a gas
pigro oscillava…
pigro oscillava…
al ritmo di quegli stanchi blues.
Con le mani d’ebano a ogni tasto d’avorio
faceva gemere di melodia quel povero pianino.
Oh blues!
Avanti e indietro oscillava sul fragile sgabello
e suonava quell’aria triste e sbrindellata come un pagliaccio musicante.
Dolci blues!
Sgorgati dall’anima d’un nero.
Oh blues!
Con voce profonda di canto e malinconico accento
ho udito il negro cantare, gemere quel vecchio pianoforte:
“Non ho nessuno al mondo,
nessuno tranne me .
Stenderò le rughe della fronte
e gli affanni poserò sul canterano”.
Tump tump tump faceva a terra il suo piede.
Suonò qualche accordo, e cantò ancora:
“Malinconie di stanchezza:
non mi so rassegnare.
Malinconie di stanchezza:
non mi so rassegnare.
Non sono più felice
e vorrei essere morto”.
Fino a notte alta cantò sommesso quel motivo.
Le stelle si spensero, e così la luna.
Il cantante lasciò di suonare e andò a letto
e nella testa l’eco di quei blues di stanchezza.
Dormì come un sasso, o come uno ch’è morto.
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