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COME SPUTTANARSI UNA CARRIERA, SEZIONE ANGLOFONA, vol. 4: Eric Clapton

(Deroga all'abituale rassegna d'italici ingegni, gruppi o solisti. Stavolta andiamo sull'angloparlante, insomma, su, vogliamo dirlo o no che non solo nello Stivale si portano a compimento in maniera indegna ed indecorosa carriere musicali che un tempo segnarono la strada a tutti?)

Amiche ed amici, benvenuti al decimo blocco di un'amena rubrichetta che, vi avviso, va presa a dosi minime ed a stomaco vuoto. Ispirato da ottimi DeBaseriani con l'hobby di cacciarsi due dita in gola ogni tanto, eccomi a proporvi pochi e scelti ascolti riguardanti il lato disgustoso della produzione di alcuni gruppi, o artisti solisti, anglofoni che la Storia della Musica l'hanno fatta per davvero, offrendo, un tempo, musica di qualità e potenzialmente dall'afflato internazionale, per poi cadere nelle secche d'una discografia di bassissima lega tanto da renderli, perlopiù, irriconoscibili alle orecchie dei fans di un tempo.
Fiato alle fetide trombe, orsù...

Due o tre ascoltini a testimoniare come anche Slowhand, che io annovero tra i miei Artisti preferiti in assoluto, abbia trascorso un'età di mezzo, grosso modo coincidente con gli anni '80/90, in cui scientemente provvide a demolire, tramite una discografia degna di una mezza calzetta da sbarco, quanto di buono, di ottimo, di imprescindibile, diremmo, aveva costruito tra i primi '60 e la metà dei '70. I suoi meriti non ve li ricordo come non annovererò i gruppi seminali di cui fece parte e che contribuirono allo svecchiamento del blues ed alla sua ibridazione col rock fino a renderli un genere unico....

Believe In Life - Eric Clapton
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