Ascoltando i gruppi death metal olandesi si nota subito che le chitarre suonano molto secche ed abrasive, una continua grattugia che fa za-za-za-za za-za-za-za za-za-za-za senza sconti né prigionieri, tutti le band che mi vengono in mente: Pestilence (guai non nominarli per primi), Gorefest, Sinister ed Asphyx, soprattutto gli Asphyx!

Il bello che lo stesso suona si trova in Perfect Progeny dei Mandator. E chi sono costoro? Uno dei più interessanti e dimenticati gruppi thrash europei, olandesi per l’appunto e per la precisione. Pionieri dunque? Vediamo!

Il secondo album (terzo in realtà se si considera il primo pubblicato a nome Mysto Dysto) si presenta già alla vista diverso: una natura morta in copertina, con oggetti dai volti umani, nella quiete di una cucina domestica e con un teschio che spunta dal forno a microonde. Bella e spiazzante, tra l’altro mi ricorda i Gremlins. E la musica? Anch’essa spiazzante rispetto al precedente Initial Velocity: dove esso era sempre in bilico tra speed alla Helloween e thrash europeo, il qui recensito è thrash nella maniera più totale. Il vecchio cantante Peter Meijering lascia la band ed il chitarrista Marcel Verdurmen s’impossessa del microfono; niente più linee melodiche, ma uno stile aggressivo che ricorda un Chuck Billy meno profondo e più acido. I riff invece sono un assalto costante e schizzato: za-za-za-za za-za-za-za za-za-za-za senza compromessi che si articolano in lunghe progressioni, le canzoni infatti sono sempre sui sei-sette minuti e mollano il tiro soltante in qualche frangente, nel quale il gruppo si concede qualche svarione quasi demenziale (Coition Interruptus ad esempio), altrimenti non c’è tregua! E a ben vedere questa staticità è anche il limite dell’album. Lo stile anche non è così innovativo per un album del 1989, cosa che non fece fare il botto commerciale al gruppo purtroppo.

Invece l’acerbo e a volte ingenuo Initial Velocity, al netto di molti difetti, esprimeva molta più personalità a parer mio. Se non avete mai ascoltato Black Rose fatelo per favore, non ve ne pentirete. Tra i due album sceglierò sempre il primo, qui già recensito, ma sarebbe un errore ignorare Perfect Progeny.

Carico i commenti... con calma