Da sempre sinonimi del metal epico e underground, gli americani Manilla Road non potevano tralasciare nella loro carriera Atlantide. E così dopo l'importanza che la città perduta ha avuto sull'album "The deluge" (la titletrack ne era un esempio), il trio del Kansas è arrivato alla conclusione di dedicare all'epopea infinita di quella che è definita come "la città sommersa" un vero e proprio concept album. Un lavoro nato a 11 anni di distanza dall'ultimo, l'ottimo "Into the courts of chaos". Undici anni in cui la band ha avuto problemi discografici a cui sono seguite le dipartite di due membri storici: Scott Parks e Randy Foxe (basso e batteria), sostituiti da Mark Anderson e Scott Peters. Inoltre a causa delle prime avvisaglie di problemi alla voce, il leader e singer Mark Shelton decise di avvalersi di un "supporto cantante", in questo caso Bryan Patrick.
Accolto dalla critica come un vero e proprio fulmine a ciel sereno, Atlantis rising, uscito nel 2001 non è ciò che è stato esaltato come "uno dei migliori dischi della band". Fin dalle battute iniziali di "Megalodon" si evince un sound più potente, addirittura più grezzo di quanto fatto in passato. Fattore dovuto principalmente ad una registrazione a dir poco scadente. L'opener è una song epica, aggressiva, in pieno stile epic ma la chitarra, che spesso va a sovrastare la voce non contribuisce a rendere il tutto più omogeneo. "Lemuria" invece, al contrario della prima song, è un collegamento con il passato: lenta ed evocativa nel ricreare scenari e luoghi dimenticati dall'uomo. E' innegabile comunque che Atlantis rising sia un disco in cui il sound dei Manilla subisce un notevole appesantimento che si rispecchia direttamente nella titletrack, altra mazzata sonora di assoluta potenza. E' altrettanto innegabile che i migliori episodi restano quelli ancorati all'old style: così come "Lemuria", anche "Sea witch" porta con se una carica di pathos che le altre tracce non hanno.
"Resurrection" e "Decimation" proseguono sulla strada dell'aggressività, districandosi tra la rauca voce del singer e una chitarra che genera riff taglienti come il vetro. "March of the gods" esalta per ritmo e potenza epica così come "Siege of Atland", ennesima dimostrazione della capacità di Shelton di far rivivere in musica leggende e tradizioni del passato. Lo stesso Shelton che essendo il leader della band è anche quello che maggiormente ha subito un calo di ispirazione, sebbene un disco del genere spazzi via qualsiasi band heavy metal odierna.
Atlantis rising è un lavoro che nella discografia dei Manilla ci stà. E' l'apripista della loro "nuova carriera", quella più "thrasher" e meno epic. Quegli 11 anni di stop hanno contribuito alla perdita della verve musicale del trio che è stato notevolmente gambizzato anche dai continui cambi di line up. La band di Wichita è comunque consapevole che nel cantare storie di questo genere nell'heavy metal è ancora quella che ci riesce meglio.
1. "Megalodon" (8:20)
2. "Lemuria" (2:51)
3. "Atlantis Rising" (7:01)
4. "Sea Witch" (4:29)
5. "Resurrection" (6:37)
6. "Decimation" (6:36)
7. "Flight Of The Ravens" (2:11)
8. "March Of The Gods" (5:08)
9. "Siege Of Atland" (4:53)
10. "War Of The Gods" (8:49)
Elenco e tracce
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