C'è chi li vorrebbe più romantici, più orchestrali e meno possenti. C'è chi li vorrebbe meno grezzi. Impossibile immaginarsi i Manilla Road "epici" alla maniera dei Rhapsody o dei Blind Guardian. Negli anni il punto di forza dei ragazzoni di Wichita (Kansas) è stato proprio l'attaccamento alle origini, al "classic heavy metal". Pochi fronzoli, poche smarmellature di testicoli con iper pompose tastiere con funzione "pergamena" e tanto, tanto metallo. Puro, semplice, incontaminato.

Detto questo ci tengo a sottolineare che sebbene le caratteristiche stilistiche dei Manilla Road siano stato più o meno sempre le stesse, la voglia di cambiare non è comunque mancata al leader di tutto questo, cioè Mark Shelton. Provare per credere è l'ultimo "Voyager" (2008) dove si è affacciata una pulsione decisamente thrash e oscura con l'apparizione anche abbastanza corposa del growl.

Nel lungo percorso che il gruppo statunitense ha intrapreso nel lontanissimo 1979, Gates of fire rappresenta il penultimo vagito in studio, quello che precede il su citato "Voyager".

In Gates of fire troviamo dietro il microfono, oltre all'immancabile Shelton, anche Bryan Patrick entrato in band per occuparsi del ruolo di singer dopo alcuni problemi alle corde vocali che avevano colpito Shelton. I due si alternano con efficacia, agevolati da un timbro abbastanza simile. A completare la formazione Harvey Patrick al basso e il mostruoso Cory Christner dietro le pelli. In pieno stile Manilla Road, l'album tratta temi cari alla band: si passa con disinvoltura dall'Eneide di Virgilio al Conan di Howard, con testi incentrati anche sulle battaglie dell'Impero Romano, la caduta di Troia, il viaggio di Enea, senza disdegnare le Termopili e Sparta. Per raccontarci in musica tutte queste situazioni storiche e non, la band ha diviso in tre "parti" il cd, ognuna composta da tre pezzi, che danno vita ad un minutaggio monolitico.

The Frost Giant's Daughter.

La prima parte del cd ci mostra subito la "riappropriazione del passato" da parte dei quattro componenti. Il tiro generale rimanda ai capolavori degli anni '80 e la pessima registrazione non fa altro che contribuire a donare quella grande quantità di pathos che da sempre contraddistingue il gruppo. La potenza di "Riddle of steel" ci viene sparata a tutta forza mentre Patrick e Shelton si alternano dietro il microfono con risultati positivi. Questa prima parte, ispirata alla figura di Conan e tratta a piene mani da Howard, prosegue con la splendida ballata "Behind the veil" e con un altra mazzata heavy/epic dal titolo "When giants fall".

Out Of The Ashes.

La seconda sezione di Gates of fire è quella che si getta nell'Eneide e che ci racconta la caduta di Troia e la conseguente nascita di Roma. Tre canzoni che superano i trenta minuti ci introducono nel mondo dei Manilla Road. Le chitarre si fanno più aggressive, l'atmosfera globale si annerisce. "The fall of Iliam", "Imperious rise" e "Rome" colpiscono ancora una volta nel segno. Sale in cattedra Shelton e la sua chitarra, che partorisce quei soli tanto lunghi quanto affascinanti che già lo avevano contraddistinto in passato. Ma sebbene il livello rimanga alto, i due/tre minuti finali di "Imperios rise" e "Rome" potevano essere evitati: affiorano infatti segni inevitabili di una ripetitività figlia della complessità di comporre pezzi di questo tipo senza rischiare di avvitarsi in architetture sonore già calcate.

Gates Of Fire.

Il terzo ed ultimo episodio è quello che narra degli Spartani e del sanguinoso scontro delle Termopili. Anche quì troviamo pezzi di assoluto grezzume chitarristico su cui si innestano refrain e linee vocali perfette. "Betrayal" e la ballata medievale finale "Epitaph to the king", con i suoi inaspettati dieci secondi finali, ci riportano decisamente indietro nel tempo per il finale di quel lungo e complesso cammino di "riappropriazione del passato".

In quest'album dei Manilla Road, uscito nel 2005, ci troviamo tutti gli elementi fondamentali della band: dalla quantità industriale di pathos a chorus epici come non mai, dall'importanza della storia, ad una capacità compositiva che sa unire grezzume e classe. Oltre 70 minuti di metal complesso, monolitico, potente, aggressivo e riflessivo. Pieno Manilla Road style.

1. "Riddle Of Steel" (7:08)
2. "Behind The Veil" (3:43)
3. "When Giants Fall" (5:28)
4. "The Fall Of Iliam" (14:47)
5. "Imperious Rise" (6:08)
6. "Rome" (11:02)
7. "Stand Of The Spartans" (5:36)
8. "Betrayal" (8:25)
9. "Epitaph To The King" (9:54)

Elenco e tracce

01   The Frost Giant's Daugher: I. Riddle of Steel (07:08)

02   The Frost Giant's Daugher: II. Behind the Veil (03:43)

03   The Frost Giant's Daugher: III. When Giants Fall (05:28)

04   Out of the Ashes: I. The Fall of Iliam (14:47)

05   Out of the Ashes: II. Imperious Rise (06:08)

06   Out of the Ashes: III. Rome (11:02)

07   Gates of Fire: I. Stand of the Spartans (05:36)

08   Gates of Fire: II. Betrayal (08:26)

09   Gates of Fire: III. Epitaph to the King (09:54)

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