Il migliore album di Manu Chao. Manu Chao, figura controversa, forse un furbacchione che l'ha vista giusta nel momento giusto, forse l'unico vero artista rimasto in questi tempi in cui l'arte è stata divorata dal business (ma, in fondo, quando mai non lo è stata??). Un Album, stroncato dai recensori di tutto il mondo, che è stato definito come il punto più basso della carriera del cantante franco-spagnolo. Forse per il fatto che come album in sè fatica a trovare una posizione tra tutti i lavori sfornati dall'artista.

La copertina riassume molti dei caratteri di questo disco che è ora scherzoso, ora romantico ed anche un poco triste. Balza subito all'occhio il contrasto con il precedente Clandestino, fatto di toni lontani e mesti: qui regnano improvvisazione e giochi di suoni. . . in poche parole in questo disco si respira molta più "esperanza". Le canzoni si perdono, si riagganciano tra loro, si ripetono per poi svanire di nuovo. Il ritmo è ora veloce, ora lento e non c'è mai una pausa, perchè i momenti di stop non esistono in questo mondo che non si ferma mai. . . La lingue cambiano o si mescolano fra loro, l'inglese con lo spagnolo, lo spagnolo con il francese, il francese con l'arabo e c'è anche il portoghese. Il miscuglio di ritmi è sempre quello che caratterizza Manu Chao fin dai tempi della Mano Negra, ma qui con un suono del tutto nuovo, a partire dai numerosi motivi reggaeggianti, alle spruzzate di blues, alle giravolte della tromba di Roy Paci che mette un pizzico di jazz in ogni brano.

Apre le danze "Merry Blues", che presenta il disco in tutti i suoi aspetti, la piccola Bixio trasporta verso la bella "Eldorado", e a seguire la giocosa "Promiscuity" e "La Primavera", stupendo preludio alla tanto acclamata (ma unico pezzo scadente del disco) "Me gustas Tu", "Denia" è forse il miglior brano del disco, interamente cantato in arabo e pieno di echi suggestivi, "Mi Vida", la calmissima "Mi Vida" prepara alla perla "Trapped by Love", che sfocia nel reprise "Rendez-Vous", le acque si fermano un secondo e si riparte con la magnifica "Mr Bobby", tributo al re del Reggae, Bob Marley, Papito riprende i caratteri di "Promiscuity" mentre "Chinita" ha sfumature più latineggianti, "La Marea" è sicuramente un brano di spicco per il suo ritmo irresistibile, segue "Homens" interamente cantata dall'artista di colore Valeria, "La Vacaloca" e per chiudere "Infinita Tristeza", brano di tale complessità che richiederebbe una recensione a sè.

Trombe, tromboni, bassi e voci registrate di speaker radiofonici abbracciano con morbidezza la chitarra di manu e la sua voce, veri protangonisti del disco. Imperdibile perchè estremamente suggestivo ed unico nel suo genere, molto trasportante e visionario, senza dubbio un capolavoro.

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