New York illuminata accoglie il delirio, impassibile. Una "prostituta" di palazzi e vetri immoti, "guarda" indifferente tutto ciò che accade, resiliente ed insonne, come i nostri personaggi.

Con Stay-Il labirinto della mente, entriamo in un tema ormai ricorrente, la depressione. Una delle peggiori patologie dell'uomo moderno.

Non basteranno farmaci, psichiatri e psicoterapeuti per elminare quell'onta, quella macchia nella mente e nel cuore. Le cause e concause della depressione sono molteplici, la soluzione farmacologica utile e la psicoterapia fondamentali. Manca solo una cosa, eliminare, lo stigma, la paura ed i pregiudizi. Del resto di depressione si muore.

Il film comincia con Sam, uno psichiatra, che prende in carico Henry, un'artista depresso. La psichiatra che lo ha seguito fino a quel momento è in "Burn Out". Henry vuole morire, ha già scelto luogo, modo e ora. Questo sarebbe il più grande campanello d'allarme per un terapeuta. In questi casi è necessario un immediato TSO. Sam non prende questa decisione e comincia a seguire Henry per potergli far cambiare idea. Sam è il personaggio che avrà il percorso più affascinante e tortuoso di "salvatore" di mente che cura.

Due temi si aprono nel primo svolgimento del film, il transfert ed il co-transfert. Henry è in pieno trasfert con la sua precedente dottoressa e Sam entrerà in co-transfert con Henry al punto di "vivere la sua vita" fino a farla diventare un'ossessione.

Il problema è che nella mente dello psichiatra entreremo anche noi fino agli ultimi 15 minuti del film quando tutto sarà svelato. La telecamera diventerà fastidiosa nelle inquadrature sbilenche, asimmetriche e nel turbinio di scale a chiocciola infinite.

Saranno molti gli incontri e scontri con i vari personaggi che ci riveleranno sutto alla fine. Tutto non è come sembra.

Il labirinto della mente e i suoi riflessi sono come le sfaccettature di un diamante. Tutti e due i personaggi avranno in mano un anello di fidanzamento pieno di luce e speranza.

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