Quest'èra che ci è toccata in sorte, questo mondo ebete, ipervitaminizzato, pluriaccessoriato, megabytato, multimedializzato e profondamente volgare che occlude i pori di ogni persona ragionevole non trascura davvero nulla. Insomma, c'è davvero da stupirsi se il suo sistema di valori, nella più bieca logica del "cane mangia cane", abbia incancrenito, distorto, mistificato e automatizzato la percezione della vita umana?

Tutto è schema - reso graficamente grazie alle apposite assi delle x e delle y - tutto è competizione - con numerini, classificazioni, annessi e connessi - tutto è una corsa e contro il tempo e contro gli altri; una filosofia che banalizza il miracolo della personalità relegandolo negli angusti spazi di un atletismo esistenziale (altrimenti chiamato "guerra dei poveri") che inizia nel momento stesso in cui veniamo eiettati dall'utero.

Avete presente no? "Pronti, partenza, VIA!!". Ed ecco un nuovo corridore pronto a leccare qualunque culo o vendere qualsivoglia consanguineo per arrivare di un solo centimetro più lontano.

Ci sarebbe però da considerare che quel "Pronti, partenza, VIA!!" potrebbe non essere la sola interpretazione dell'evento in sé: la nascita potrebbe anche essere intesa come un conto alla rovescia, la fine di un qualcosa, un "3, 2, 1, 0!"; sì, perché in fondo eravamo esistenti già nel grembo di nostra madre e uscendo dal suo corpo, in un modo o nell'altro, abbiamo portato con noi un bagaglio di stimoli rimpinguato per ben nove mesi durante i quali siamo stati i soli abitanti di un altro universo: più piccolo certo, ma non meno intenso.

Ce lo ricorda Marc Leclair (aka Akufen), dj canadese che compose questo gioiello elettronico per sua moglie e per due sue amiche rimaste incinte nello stesso periodo. Musica per 3 donne gravide e un mondo intero per i loro nascituri.

È come concepisce il Creato questo Brahmā digitale?

Un luogo scandito dal battito di una micro-house policroma e polisemica in cui figure ritmiche in continuo divenire si concentrano, si inerpicano e si contorcono su asciutti isterismi glitch che ricordano l'Alva Noto di "Transform".

Un certosino lavoro di copy/paste che monta, smonta e rimonta funambolismi sintetici su distensioni tipicamente ambient; un disco che alterna continuamente il trotto e il galoppo e dove la mano sicura di Leclair, da consumato vetturino, non lesina né la frusta se il pezzo batte troppo la fiacca né lo zuccherino se ha i muscoli troppo tesi.

Un mondo in miracoloso equilibrio tra azione e meditazione, tra oceani e terre emerse, tra alta e bassa pressione e se sprazzi downtempo sono sempre il preludio a improvvise impennate o decelerazioni, l'uso centellinato di field recordings salda il continuum del sound conferendogli un'organicità tiepida e lenitiva.

Un album che vuole essere essenzialmente un invito al ballo, un'elettronica sperimentale calibrata e spumeggiante che insaporisce il liquido amniotico, una minimal-techno per i piccoli cuori di futuri capitani di (s)ventura.

Ma sarà davvero così? Voglio dire, "Musique pour 3 femmes enceintes" è davvero un concept dedicato alla vita intrauterina o è solo un titolo depistante/surreale/cazzaro? Non è totalmente da escludere che la mia mente bacata ci abbia messo del suo.

In ogni caso resta la bellezza del lavoro di Leclair e poi che volete farci, ognuno si difende da questa cloaca chiamata mondo con i mezzi che ritiene più opportuni: io cerco di conservare un certo gusto per la trascendenza bislacca nei miei accenti, usi e costumi.

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