"Una persona nasce, poi si perde nel nulla, la storia non si chiude, non ha una fine. Io, che sono vedova da prima che i miei figli fossero sequestrati, vado al cimitero, sulla tomba di mio marito e so che è lì. Invece, pur essendo a conoscenza del fatto che i miei figli sono stati ammazzati, non so altro, e questo è terribile... Quando i nostri figli scomparvero, noi madri venivamo trattate come pazze, ci veniva detto che erano in giro chissà dove, in giro per l'Europa, che erano nascosti perchè volevano stare lontano da noi. Una violenza psicologica tremenda". Angela "Lita" Boitano, madre di Michelangelo e Adriana, sequestrati e mai più ritornati.
Argentina, 1976. Una feccia autoproclamatasi governo comincia la sistematica distruzione delle opposizioni, della libertà di pensiero e di parola, della democrazia. Una strategia applicata a largo raggio, con la supervisione e la benedizione della CIA, come ormai ampiamente documentato, al fine di reprimere i moti democratici che si stavano sviluppando in tutto il continente sudamericano, per non perdere le posizioni di rendita che avevano gli Stati Uniti nell'area. E con il tacito consenso di tutto il mondo occidentale, che "premiò" l'Argentina nel '78 affidandogli i mondiali di calcio.
Uno sparuto gruppo di oppositori dà vita ad una improvvisata resistenza clandestina, ma sono alla sbando, terrorizzati, disorganizzati. Maria, una di loro, è una maestra che insegna nei quartieri poveri di Buenos Aires, vive in una grande casa con la madre, ed ha un inquilino, Felix, che è a sua insaputa uno sgherro del regime. Scoperta, Maria viene catturata, sotto gli occhi attoniti della madre, e portata al Garage Olimpo, uno degli oltre trecento centri dove vengono "interrogati" gli oppositori, testimionianza del feroce, implacabile e scientifico apparato di repressione messo in piedi dalla dittatura militare. Comincia il calvario della ragazza, gli interrogatori, le umiliazioni, il suo rapporto ambiguo e disperato con Felix, invaghito di lei, ormai divenuto il suo unico legame con il mondo esterno. Il film non indugia nella descrizione particolareggiata delle violenze fisiche, tutt'altro. L'orrore scaturisce dall'accostamento delle sevizie con i più banali atti del vivere quotidiano: gli aguzzini che timbrano il cartellino all'ingresso e all'uscita, come dei comuni impiegati, la radio lasciata a tutto volume che suona una banale canzonetta, a coprire le urla dei torturati, gli agenti che giocano a ping-pong per "distrarsi" tra un interrogatorio e l'altro. E per finire, l'asettica routine delle esecuzioni: una iniezione di sonnifero spacciata per vaccinazione, i prigionieri privi di sensi caricati su un aereo che fa rotta verso l'oceano, si apre il portellone e venti, trenta ragazzi spariscono per sempre e senza lasciare più traccia. Trentamila persone hanno fatto questa fine.
Maria non è un'eroina. Cederà alla tortura, parlerà. Ciò nonostante, il suo destino è segnato. Una volta varcata la soglia del Garage Olimpo ha semplicemente cessato di esistere, di avere una faccia, un nome, dei genitori, dei beni. Tutto viene sistematicamente riciclato dagli avvoltoi che gravitano attorno all'infernale meccanismo della desapariciòn. Semplice spartizione del bottino di guerra: le case vengono prese dai torturatori, che si affrettano a piazzare la loro famiglia, la loro moglie e i loro figli che amano teneramente. I bambini piccoli dei desaparecidos, vengono strappati ai genitori e dati in adozione a militari e poliziotti che non ne hanno. Il tutto nella più disinvolta e banale routine: a ricordarci che in fondo alla più scandalosa brutalità, all'abiezione più cupa, c'è sempre il volto di un nostro simile.
Maria giungerà a dare se stessa al suo aguzzino, per un momento di respiro, nella speranza della libertà. Invano, ancora una volta.
Un film indispensabile, ma anche una tremenda mazzata allo stomaco, che non vi farà certo alzare dalla poltrona con l'animo sollevato, che non contribuirà certo alla serenità delle vostre notti.
Un film indispensabile, un accorato appello a che giustizia venga finalmente fatta: questi massacratori sono a tutt'oggi quasi tutti a piede libero, passeggiano indisturbati per il paese che hanno contibuito a fare a pezzi, si bevono il loro fottuto drink nelle loro lussuose ville con piscina.
Un film indispensabile, per conoscere, per non dimenticare. Mai.
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