Non saprei se sono da considerare completamente pazzo o semplicemente ascrivibile alla categoria degli autolesionisti; probabilmente solo uno scriteriato senza ritegno.

Nonostante o forse in virtù di ciò ho comunque deciso, non senza titubanza e dopo lunga quanto sofferta riflessione infine di cedere: era giunto il momento di esorcizzare i miei fantasmi, di accettare l’improba sfida: recarmi nella tana delle tigri pressoché inerme e disarmato.

Lasciatemi partire dalla fine: hanno vinto loro, senza alcuna discussione.

I nove, forse dieci(mila) individui che hanno tenuto testa, osannando, dimenandosi dall’inizio alla fine, cantando a squarciagola, per tutte le 2 ore e mezza filate (!) del concerto, i brani del nostro Eroe.

Sinceramente, in ambito fruitivo-musicale, non avevo mai provato una sensazione simile (non chiedetemi il motivo per il quale ero lì presente): alieno in mezzo ai terrestri (o viceversa), un incredulo infiltrato, una spia in terra nemica degna del KGB ai tempi della guerra fredda..

Francamente nei riguardi del ragazzo in questione non nutro aprioristiche particolari antipatie; sull’Artista, o supposto tale, viceversa avrei più di qualche riserva: quel poco che ho sentito prima di questa sera, quando va bene, mi ha lasciato totalmente indifferente: d’altronde questo povero Cristo è solo l’ultimo ingranaggio, quello visibile, sdoganato alle folle, di una abnorme macchina capace di creare dal nulla (e, spesso, col nulla) il nuovo mito, ancorchè temporaneo, da adorare, e di cui far proprie le vicissitudini e tribolate istanze personali.

Le masse, queste menti subdolamente e stratificatamente plagiate, evidentemente, hanno necessità di questo e questo il sistema generosamente glielo offre in ogni dove.

Su cosa ci fosse di tangibile, di concreto e di effettivo da apprezzare della massacrante e diversificata performance del nostro afono (e dimentico) vocalista francamente resta per me un autentico e inestricabile mistero: il palinsesto propugna, tra generose fumate bianche e coreografiche danze assortite eseguite dai Suoi proverbiali “Amici” (provenienti, guarda un po’, dal paese dei TV-balocchi [aka “Amici”]), parecchie covers spesso interpretate dal nostro in maniera inquietante: si và dal Battisti d’epoca al recente Battiato passando per Mia Martini più svariate altre chè non ho avuto, diciamo così, il piacere di riconoscere. Naturalmente tanti anche gli estratti, quasi tutti qualitativamente insignificanti, dai due lavori in studio freneticamente espulsi nel giro di qualche mese giusto per battere il ferro finchè è (non dico caldo ma perlomeno) tiepido.  

Ovazioni e tripudio assoluto, con scene quasi da delirio mistico, per il brano vincitore dell’ultimo festival di Sanremo: vabbè, evidentemente è così che deve andare.

Insomma, come dicevo, hanno vinto loro; decisamente uno dei concerti più “duri” (da digerire) mi sia capitato di scrutare negli ultimi quarant’anni: oltrepassato questo arduo scoglio son sicuro nulla sarà più come prima.

O forse no.

Carico i commenti... con calma