Sono le otto. Indosso un vestito di lana grigia e un golf nero. Metto lo zaino in spalla e parto. Ho un paio di occhiali agli occhi ma non i miei preferiti. Quelli trasparenti, sono persi in casa da circa un mese e ancora non ho capito dove li ho messi. Questi hanno la montatura nera, piuttosto spessa. Vedo la plastica intorno ai miei occhi e un po mi disturba. Me li sento un po in gabbia. Il cielo ha smesso di piangere da poco e l'asfalto mi rimanda riflessi distorti. Un po mi ci perdo. Un po mi perdo nella musica che sto ascoltando.
Passo l'uscita di Arezzo senza quasi accorgermene. Velocemente arrivo, seguo le indicazioni e parcheggio. Sono appena le nove. Mi incammino dentro le mura. L'aria è quella di una di quelle cittadine dei film del Farwest. Manca solo quel rotolo di rami sospinto dal vento e la musica di sottofondo. Non un'anima in giro. Sento i tacchi dei miei stivali rumoreggiare sulle pietre. Mi sembra la serata giusta per ascoltare i rumori di sottofondo.
Arrivo davanti al Teatro piacevolmente illuminato. Entro dentro. Ritiro il mio biglietto direttamente da "Luca di Paolo" e mi siedo su una poltroncina morbida. Rossa. Il teatro è un bombom. Bellissimo e piccolo. Proprio bello trovare queste strutture così ben tenute in piccoli paesi. Ti fà capire che allora c'è un po di speranza per la cultura, per lo spettacolo. Piano piano si riempie di gente. C'è una Signora che dorme, ma già da prima del mio arrivo. In fondo molte di queste persone le ho già incontrate in occasioni simili. Siamo un po sempre gli stessi, alla fine. Mi siedo e prontamente uno spilungone si mette di fronte a me. Matematico.
Si fà buio e lo spettacolo inizia. "Il Rumore dei libri" è uno spettacolo che parla e suona. Ma non basta ascoltare la musica. La platea si trasforma e diventa una storia. Secondo me la storia è quella del Piccolo Principe. Lui è la Volpe e Noi il Principe. Lui ci addomestica. Ci guida attraverso un percorso di suoni e parole per portarci a capire:
Il rumore delle Parole
Il rumore delle parole, che già di persè è un concetto bellissimo, lo spiega attraverso una cosa inaspettata. Fà parlare un libro. Ma non Attraverso la voce, ma con le mani. E con la fantasia.
Che poi alla fine è questa la base di tutto. Uno spettacolo molto particolare. Degni di nota i due musicisti con lui. In particolare Massimo Fantoni che è incotenibile su quella sedia. Ovviamente il fatto che Marco Parente sia mancino aggiunge un'ulteriore particolare all'immagine di questa serata.
Altro particolare. Il suono della mia macchina fotografica durante lo spettacolo. Il silenzio del pubblico è piuttosto presente. Mi sento un po aliena. Produco del rumore che mi pare assordante.
Un po me ne vergogno e mi limito. Un po quelle luci sono veramente impietose. Abbiate pietà per noi poveri "apprendisti fotografi" con scarsi mezzi.. la prossima volta.. [un po più di luce..]
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