Purtroppo non sono usciti vivi dagli anni '80; lo avrebbero meritato molto più di tanti altri, ma proprio non c'è stato verso. Già "The Breathtaking Blue", anche se ricco di spunti notevolissimi, passò sostanzialmente inosservato, poi è arrivato "Prostitute", il loro capolavoro, e purtroppo anche testamento artistico. Sto parlando degli Alphaville per chi non lo avesse capito; volevano rimanere per sempre giovani, purtroppo, almeno nell'immaginario collettivo, rimarranno per sempre cristallizzati. Avrebbero sicuramente meritato di più, ma forse non sono stati del tutto capaci di gestirsi: l'eclettico e raffinato "Prostitute" nel 1994 non poteva assolutamente funzionare come album da grandi numeri di vendita, però è diventato un piccolo cult per fan e appassionati. Accettare un ridimensionamento e continuare su questa strada, magari firmando con una casa discografica indipendente, sarebbe stata la scelta più azzeccata e lodevole, e invece no. Nel 1997 se ne escono con "Salvation", che nulla aggiunge e nulla toglie alla storia del gruppo; manco a dirlo, la riconquista alle charts internazionali fallisce miseramente e di fatto la storia degli Alphaville si chiude qui, in totale sordina. Però manca un tassello assai interessante: appena un anno prima del sopraccitato "Salvation" il frontman Marian Gold tentò un'avventura solista con questo "United", su cui spenderei volentieri due parole.

Marian Gold: un po' piacione, un po' divo, ma sicuramente un ottimo cantante. "United" non è stata la sua prima volta fuori dal contesto Alphaville, ci aveva già provato nel 1992 con un album brutto e raffazzonato alla bell' e meglio, "So Long Celeste", che vi consiglierei di evitare accuratamente se solo ce ne fosse bisogno. Dato che mi sembrate già abbastanza "bravi" a schivare questo genere di cose, non serve dilungarsi ulteriormente sull'argomento. "United" però è veramente di tutt'altra pasta, rispetto a "So Long Celeste" ma anche a "Salvation" e "Catching Rays On Giant", altrettanto mediocre album frutto di un'estemporanea reunion datata 2010; gli Alphaville e/o Marian Gold avrebbero tranquillamente potuto costruirsi un proseguo di carriera degno di cotanti trascorsi, questo album ne è la prova. Ci troviamo davanti a qualcosa di significativamente diverso dalle uscite precedenti, "Prostitute" compreso: un album completamente incentrato su sonorità elettroniche, con evidenti influenze soul. Il sound è moderno, avvolgente e ben levigato, anche se di tanto in tanto viene comunque fuori quel modo di cantare teatrale e impostato che fa tanto anni '80; evidentemente le vecchie abitudini sono dure a morire.

Questo disco ha un'idea di fondo molto solida e tanti ottimi spunti, prendiamo ad esempio "Feathers & Tar", languida ballad in cui Marian offre una delle performance canore più notevoli di tutta la sua carriera sfoggiando un falsetto inedito e particolarmente efficace ed espressivo, oppure "Caroline" con la sua dolcezza malinconica e introversa, ma anche "For The Sake Of Love", brillante cavalcata elettronica/techno che strizza un occhio al Falco in cerca di nuovi suoni di quel medesimo periodo, anche nel modo di cantare; Marian Gold non ha il carisma e la genialità dell'artista viennese, ma questo episodio rimane notevole. Anche "Danger In Your Paradise" alla fine rientra a pieno titolo tra gli episodi più riusciti e caratterizzanti dell'album: un midtempo dal passo felpato e conturbante che soprattutto nel cantato si riavvicina agli Alphaville, però tirati a lucido e "svecchiati"; un episodio molto meno ambizioso rispetto ad altri, che però garantisce un'apertura efficace e di buon impatto. C'è anche una cover, e nientemeno che di un capolavoro iconico come "Five Years" di David Bowie: l'approccio è rispettoso ma non timido, fedelissimo alla melodia originaria ma di ottima personalità; la canzone viene riletta in chiave elettronica con suoni minimali che ben si sposano con il resto dell'album e leggermente dilatata, in modo che il crescendo risulti ancora più sfumato e graduale; una reinterpretazione intelligente e suggestiva, grazie anche a un Marian Gold che non tenta di imitare Bowie ma si esprime in uno stile sobrio ed elegante, ricco di buon gusto e senso della misura.

Un paio di inciampi ci sono, la melensa e dimenticabile ballata in salsa soul "Change The World" e una "Say It Ain't So Joe" stanca, monocorde e ancora troppo ancorata a stilemi sophisti-pop ormai datati, ma il signor Gold (sempre Marian, non Tremotino di Once Upon A Time) si fa ampiamente perdonare concludendo l'album con due pezzi spettacolari, tra i vertici assoluti di tutto il "mondo Alphaville": prima "Cosmopolitician" con la sua elettronica magniloquente e visionaria, quasi sinfonica e un cantato molto carismatico, che riadatta abilmente alcuni stilemi R'n'B e neo-soul di gran moda all'epoca e infine "Soulman", il top del top. I quasi nove minuti di questa impressionante performance partono con un Marian Gold che recita, non canta; recita un monologo autoreferenziale incentrato sulle pressioni e le paranoie della vita da star, "Smiling faces when you're number 1, it's on, can you relate the people that you meet are the people that you love to hate, walk this way, talk this way, suckers on my tip, no I don't need no bodyguards". Un rap in pratica, ma rallentato, sostenuto da una base elettronica minimale, atmosfera straniante, quasi psichedelica; il finale è un mantra accompagnato da cori femminili, "Ain't no sell out, I'm the shit, there is no substitute, you get yours and I get mine, call me a prostitute". Veramente un peccato che tutto sia iniziato e finito qui, poteva essere un ottimo punto di partenza/ripartenza, le idee c'erano, la capacità di rinnovarsi anche, forse è mancato un po' di coraggio. A differenza del suo omonimo, questo signor Gold ha trasformato l'oro in paglia e non viceversa; avrebbe dovuto prendere esempio dalla collega Nena, anch'essa sparita dai radar internazionali ma che continua ancora a sfornare dischi di ottima qualità, lui si è incartato su sè stesso e ha preferito vivere di rendita, scelta sua, ma comunque un grande spreco di talento.


Elenco tracce e video

01   Danger in Your Paradise (04:37)

02   Caroline (04:59)

03   Feathers & Tar (05:19)

04   Missionary (04:30)

05   For the Sake of Love (05:21)

06   Say It Ain't So, Joe (04:00)

07   Five Years (06:00)

08   Change the World (04:39)

09   Cosmopolitician (05:37)

10   Soulman (08:43)

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