Per molti rimangono la band di Fish, molti addirittura li conoscono per una sola canzone, molti pensano che non esistano più solo perché hanno esaurito da tempo i loro 15 minuti di popolarità oppure si domandano semplicemente “che fine hanno fatto?”… Ma intanto i Marillion sono al loro diciassettesimo album di inediti e i livelli qualitativi sono sempre incredibili, pienamente in grado di combattere con le pietre miliari del passato.

“F E A R (Fuck Everyone and Run)” è quindi anch’esso un disco della madonna, con tutte le osservazioni del caso, se amate quanto fatto dalla band nell’era Hogarth probabilmente non rimarrete delusi.

Le atmosfere sono quelle rilassate, ovattate e dilatate che sono state il punto di forza di album come “Brave”, “Afraid of Sunlight”, “Marbles” (forse il disco più simile a quest’ultima uscita) e “Sounds That Can’t Be Made”, ma stavolta risultano più delicate e rilassate che mai, sembra si assista ad un’estremizzazione del tutto. Ritmiche sempre molto tenui, tastiere delicate con anche effetti ricercati, tocchi di chitarra morbidi ma a volte un po’ più intensi, nonché inserti di soffici archi o strumenti come xilofoni o hammered dulcimer continuano a dominare il sound della band, ma tutto questo risulta volutamente più dilatato del solito. Decisiva è risultata la scelta di puntare su suite articolate; l’album infatti è composto da sole 6 tracce di cui tre sono suite composte da più movimenti.

Questa dilatazione però presenta anche i suoi difetti: il voler sfruttare al massimo la delicatezza e la raffinatezza fa sì che si cada un pochino nel ripetitivo, senza tuttavia tediare l’ascoltatore, un po’ di dinamismo e varietà in più non guasterebbe certo; poi i diversi movimenti delle suite in alcuni casi potrebbero essere collegati un po’ meglio.

Fra le note positive le linee di basso di Pete Trewavas, che senza essere invadenti si fanno sentire in maniera incisiva; poi mi ha sorpreso in positivo il lavoro di Ian Mosley alla batteria: l’ho sempre trovato un batterista troppo anonimo e pertanto non ho mai prestato grande attenzione al suo drumming, ma stavolta ho sentito diversi colpi interessanti nel suo drumming, colpi che spuntano nella tranquillità e colorano leggermente il suo drumming composto e pacato.

Nel complesso quindi “F E A R” è un ottimo album, un’uscita di spicco dell’anno appena passato e l’ennesimo ottimo album di una band che di certo non ha bisogno di presentazioni. Tuttavia aleggia l’alone del “già sentito”, che ne fa abbassare seppur di pochissimo il giudizio complessivo; il mix di elementi sembra ormai un po’ troppo abusato e comune a ormai troppi album, va bene così ma una sterzata a questo punto ci starebbe.

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