Da un punto di vista emozionale i Marillion sono sicuramente una garanzia e lo dimostrano con questo nuovo lavoro. Da grande estimatore quale sono dei Marillion attendevo molto questa uscita e sapevo che non mi avrebbe deluso. Infatti conferma tutta la loro attitudine a comunicare emozioni forti, una prerogativa propria in particolare dei mai troppo osannati Marillion guidati da Steve Hogarth.

Sinceramente non ho mai capito come mai i secondi Marillion non siano mai entrati nei cuori degli appassionati come hanno fatto invece quelli di Fish. Davvero strano, perché sembra quasi evidente che quelli di Hogarth abbiano una marcia in più. Per prima cosa hanno un vocalist migliore e dalla voce più raffinata... ma anche un sound più personale, non più di derivazione settantiana, più delicato e ricercato nei suoni.

Questo album sicuramente non aggiunge nulla a quanto fatto già da questi Marillion, ma le caratteristiche le si trovano tutte e tutte ben espresse. Probabilmente non sarà da mettere ai livelli di lavori come "Brave" e "Marbles" ma può tranquillamente competere con dischi come "Afraid of Sunlight", "This Strange Engine" o "Anoraknophobia".

Di fronte ci troviamo un disco dalle atmosfere delicate e toccanti ma caratterizzato anche da melodie piuttosto orecchiabili. I due brani più vari ed intensi sono probabilmente i due più lunghi: "Gaza" ha una prima parte decisamente inquietante che per poco non sfiora sonorità metal ma successivamente diventa più riflessiva; "Montreal" è invece un interessante viaggio emozionale, vario nei suoni e che riesce a non subire cali di pathos per tutti i suoi 13 minuti. Fra le "long ones" c'è anche "The Sky Above The Rain" che in certi momenti, grazie ad un intenso lavoro tastieristico e vocale, sembra veramente aprire il cuore verso la luce del sole!

Le altre tracce non sono però assolutamente da meno. La titletrack ad esempio propone una melodia inizialmente robusta con spigolosi riff di tastiere orchestrali ma si evolve poi in una melodia più lenta ma sempre intensa nell'atmosfera. Decisamente delicata e toccante la successiva "Pour My Love" con suoni simili a quelli di un piano elettrico e di un delicato mellotron, una di quelle canzoni che ti può scaldare il cuore nelle mattinate invernali, magari segnate dal sentimento e dal romanticismo. Non da meno anche "Power" con una melodia molto orecchiabile, quasi al limite del pop, ma estremamente curata nei suoni.

I due brani meno brillanti invece sembrerebbero essere "Invisible Ink" e "Lucky Man", che però non sono affatto insipide; belli i suoni ricercati della prima e interessanti le melodie blueseggianti della seconda, dotata di una melodia peraltro abbastanza decisa, soprattutto nel ritornello.

Nel complesso posso dire che il disco è un bel piacere, senza aggiungere nulla a quanto fatto in precedenza i Marillion hanno tirato fuori 74 minuti di musica sincera ed emozionante come da sempre sono abituati a fare. Ciò che ci si attendeva possiamo dire che è arrivato. Ora non mi resta che attendere con ansia la doppia data all'Alcatraz di Milano del 22 e 23 gennaio, che i Maya sicuramente non fermeranno. Due serate che si prospettano diverse ed interessanti, prendere l'intero pacchetto penso sia d'obbligo. Sono sicuro che non deluderanno!

Elenco e tracce

01   Gaza (17:30)

02   Sounds That Can't Be Made (07:16)

03   Pour My Love (06:02)

04   Power (06:06)

05   Montréal (14:04)

06   Invisible Ink (05:47)

07   Lucky Man (06:58)

08   The Sky Above The Rain (10:34)

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Altre recensioni

Di  dsalva

 "Sounds that can't be made non aggiunge niente alla terza era artistica dei Marillion, ma consolida una linea ben precisa di qualità sonora."

 "Sounds è godibile da un punto di vista atmosferico, è una bella giornata primaverile soleggiata e senza vento, dopo un temporale."