Spero che come al solito non ripartano le solite polemiche sul passato remoto, prossimo e sul presente della band, se era meglio Fish di H, se erano meglio prog che pop, etc etc....Personalmente seguendoli da 30 anni, tanto e' passato dal loro debutto discografico, mi intristisco abbastanza quando inevitabilmente si scende in paragoni poco opportuni su una band che in 3 decenni ha cambiato faccia e appunto "sounds" in diverse occasioni, ma con un filo conduttore mai spezzato se non a mio avviso migliorato con il tempo e con una maturita' musicale difficilmente criticabile.
E non me ne vogliano gli illustri e bravissimi membri della band, ma bisogna riconoscere ad "H" di avere preso in mano la leadership del gruppo con coraggio e di averlo trascinato in una dimensione artistica ben definita, criticabile magari dai puristi del genere, una dimensione sicuramente piu' "pop" rispetto al passato, ma con una qualita' e tecnica invidiabili. "Sounds that can't be made" non aggiunge niente alla terza era artistica dei Marillion, quella x me post "Marbles", non pretendevo nulla di diverso e anzi, il disco mi pare consolidi ua linea ben precisa di qualita' sonora, ottime finture a livello di arrangiamenti.
Questo credo sia sostanzialmente quello che il "fan" di oggi dei Marillion cercano, senza pretese assurde di vecchie rimembranze ormai nei cassetti dei ricordi. "Sounds"e' godibile da un punto di vista atmosferico, e' una bella giornata primaverile soleggiata e senza vento. dopo un temporale, quale puo' essere "Gaza", prima traccia impegnativa, logorroica nella lunghezza, ma rude, dura, intensa, drammatica come il tema che tratta. Un inizio da digerire (servono piu' ascoti per apprezzare il pezzo), poi raffinati pezzi fino a, "Montreal", altro pezzo lunghissimo ed altra perla del disco, questa piu' immediata e meno strutturata, ma qui davvero il sole primaverile a tratti scotta!. Qui "h" eccelle a mio avviso con una intrepretazione perfetta. Vedro' i Marillion a Milano a gennaio, e non mi sorprenderei di ascoltare"Montreal" a chiusura del concerto magari vicino ad un'altro pezzo sacro come "Neverland".
Il resto e' compitino, fatto bene x carita', ma compitino pur resta a chiudere un disco assolutamente gradevole. Ritengo che siano tempi di vacche magre, molto magre, capolavori sono altri, ma ben vengano dischi del genere!
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