Ogni tanto Armand mi chiama e sabato 20 luglio mi ha chiamato.
A: Oh ciao tutto bene?
PJ: sì sì e tu?
A: Sono a Roma!
PJ: Davvero? Beh allora se vuoi possiamo vederci… domani andrò a Effetto Notte, una rassegna mezzo horror che fanno a Santa Croce in Gerusalemme… Domani danno Terrore nello spazio del ‘65… di Lucio Fulci! Anzi no di Mario Bava mi pare!
A: Ah, interessante! Allora quasi quasi vengo pure io, mi porto mio figlio e ci vediamo là domani.
E così è stato.
Il cinema è tecnica si sa, è mestiere, è un lavoro vero e proprio non puoi improvvisare, se hai i soldi poi viene pure meglio. Ma che succede quando una produzione americana ti propone di girare un fanta-horror con un budget di soli 200 mila dollari? Beh lasci perdere, con 200 mila ti posso girare un filmetto all’italiana, con le cene, gli interni le chiacchiere. Già, ma che succede se ti chiami Mario Bava? Succede che non sei solo un regista cinematografico, sei anche uno scultore figlio di uno scultore, sei un appassionato di fotografia, sei un artigiano, sei un artista eclettico coi controcazzi, e allora te lo faccio vedere chi sono io. Che poi all’inizio è pure riluttante, Mario Bava non ama la fantascienza, ci mette una cifra a buttar giù la sceneggiatura con i suoi collaboratori, basata su un romanzo di fantascienza scritto da un italiano nel 1960: "Una notte di 21 ore" di Renato Pestriniero.
Le astronavi se le costruisce e le realizza da solo, sono dei modellini, sono semplici e fichissime. Sì ma come le fai atterrare? Le faccio atterrare dentro un acquario e poi me la vedo io. Per le tute prendiamo quelle dei sommozzatori e per i caschi usiamo caschi da motociclista. Eh ma devi riprodurre un pianeta alieno! Non c’è problema, lo costruisco dentro un teatro di posa, pietre, cartone, scolpisco e cesello, me la vedo io. E il fiume di lava? Usiamo la polenta! Ed ecco il pianeta alieno. Un posto oscuro, desolato, inquietante, col fumo che serpeggia poco sopra il suolo ed un insieme di luci cangianti tra il blu ed il viola, tra il giallo e il verde e che il diavolo se lo porti. E per le ferite degli astronauti? Mi sono portato sto ragazzo, promette bene, Carlo Rambaldi si chiama…
Le due astronavi hanno ricevuto un segnale, un S.O.S. forse, da un altro pianeta e si dirigono verso questo pianeta. Potrebbero scoprire una razza aliena! Il film inizia che già le astronavi ormai sono vicine a questo pianeta ma poi com’è come non è il pianeta le attira con una forza gravitazionale immane, eppure è così piccolo com’è possibile? Contemporanemanete, parte dell’equipaggio inizia a dare di matto…
Sì, su quel pianeta ci sono delle presenze, non v’è dubbio, ma mica le vedi, vivono e percepiscono in un’altra dimensione, vogliono impossessarsi del tuo corpo, sono delle vere e proprie ENTITA’ ASTRALI PARASSITARIE!!! È guerra! E quindi inizia il film, succede questo e quello fino al magnifico finale (ne aveva tre di finali diversi in testa ma ha scelto questo) che ti fa dire un ANVEDI! grosso come una casa…
Con 200 mila dollari da qualche parte devi pure risparmiare, hanno risparmiato sugli attori, dei veri cani, gli avran dato 100 dollari ciascuno (sono una quindicina gli attori) un panino e un caffè. E quindi il film ha quest’aura di ridicolo, è a tutti gli effetti un B-MOVIE come se ne facevano all’epoca ma incassò solo in Italia 90 mila dollari ed in America 251 mila dollari (quindi ci rientrarono abbondantemente, per non parlare poi del resto del mondo, del mercato home-video, eccetera). Divenne un film di culto ed ispirò Alien che arriverà 14 anni dopo, anche se Ridley Scott dice di no. Ispirò senza dubbio anche Star Trek, per il taglio dei dialoghi e l’atteggiamento dell’equipaggio. Certo a vederlo oggi, 60 anni dopo, vedere una donna dell’equipaggio che compila la “scheda” del suo compagno morto, facendo una fotocopia e attaccando una pecetta di nastro adesivo… e le bombe al plutonio? Sono delle palle di vetro, ricordano quelle che le scuoti e scende la neve… e il raggio laser? Vabbè lasciam perdere, troppo facile sghignazzare adesso, col tridimensionale e l’intelligenza artificiale, ma vallo a fare tu nel ‘65 un film del genere. E infatti al cinema ieri c’era chi ridacchiava (i coglioni maledetti) e chi s’incazzava e redarguiva (i cinemari appassionati rispettosi).
Io credo nel caso più che nel destino, però checcazzo, invito Armand al cinema, senza sapere nulla del film e che ci troviamo? LE ENTITA’ ASTRALI PARASSITARIE! Hetzer: non parli più adesso eh?
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