Una decade esatta separa Eyes Wide Shut da Nightmare in Venice (titolo scelto per la distribuzione all'estero del film).
Il terzo regista si appresta ad utilizzare Traumnovelle di Arthur Schnitzler come pretesto al fine di pubblicare -in questo caso- l'ennesimo erotico made in Italy. Si tratta di Mario Bianchi, figlio d'arte, che a seguito di questo esperimento devolverà le energie totalmente al mondo della pornografia; la ritengo una scelta saggia.
Definire i dialoghi e la recitazione all'interno di questa pellicola surreali è un ossimoro, e purtroppo vezzeggiativo.
Il solito padre di famiglia alle prese con lussuria e ossessione è in questo episodio Riccardo, interpretato da un Gerardo Amato reduce da una sufficientemente conosciuta filmografia (Zappatore su tutti). Ad accompagnarlo ecco apparire Tinì Cansino del Drive In e Pier Maria Cecchini.
La trama si spiega ovviamente ricercando alcune soluzioni del romanzo, ma l'idea è quella di rendere dichiaratamente criminosa l'organizzazione che sta dietro al "ballo in maschera", annientando ogni sorta di intrigo che lo spettatore si aspetterebbe dal film. Al contrario del capolavoro di Kubrick che verrà, qui non vi è alcun alone di mistero, se non quello -che non coinvolge comunque- del telefono che squilla sulla scena finale.
Il cardiochirurgo avventuroso, nella bellissima Venezia notturna, sembra ambire solamente al coito. Lo troviamo più volte in preda agli ormoni -anche qui- mentre il suo comportamento si discosta estremamente da quello di Fridolin. Il dialogo interiore, colonna portante del romanzo, viene ignorato. Quando riconosce il vecchio amico pianista, quasi salta addosso dalla foga persino al malcapitato.
Indimenticabile la scena della congrega:
Viene rivelata la parola d'ordine per entrare, ma viene fornita una frase (spacciata ancora per parola), ovvero il titolo dell'opera stessa.
Una dozzina di persone incappucciate raggiunge il castello su di un traghetto targato "Mario", e lo fanno brandendo torce (giusto per non farsi notare).
Giunti alla scena della riunione vi aspettereste le peggiori depravazioni da un regista di tale fama, e invece nulla; alla faccia della coerenza. Il protagonista viene individuato come intruso, minacciato ed intimato a compiere delle azioni particolari.
Ad un passo dall'aurora è consigliato per una mera questione di completezza a chi vuole ripercorrere la strada Schnitzleriana.
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