Due assassini a pagamento, al termine di un lavoro mal riuscito, vengono inviati dal loro capo Harry a Bruges, la Venezia del nord, la città medioevale meglio conservata di tutto il Belgio.

I due sicari sono Ken ( Brendan Gleeson) che si appassiona alla cultura della città, che visita le chiese etc etc, e Ray (Colin Farrell), che essendo il più giovane, rappresenta la svogliatezza delle nuove generazioni a scoprire la cultura e le meraviglie che si celano sotto i loro occhi (ad esempio, una goccia di sangue di Cristo, vera o falsa che sia). Pittosto che interessarsene, preferisce flirtare con Chloe (Clemence Poesy), una spacciatrice conosciuta sul set di un film belga, che ha come protagonista un nano (Jordan Prentice). Ma egli è preso da un tormento interiore che lo angoscia in continuazione: durante l'ultimo lavoro, il suo primo, che consisteva nell'uccidere un Curato, una pallotola ha colpito un "little kid", un bambino, che stava pregando nella chiesa. Tutto il film gira intorno a questo avvenimento: Harry ordina a Ken di uccidere il suo compagno, poichè "non si uccidono i bambini!".

La trama di questo film è a mio avviso ben costruita, mi ha molto convinto e mi ha lasciato di stucco. Tutto combacia, tutte le piccole cose prima o poi si scoprirà che avevano una grande importanza. Non bisogna perderne neanche 5 minuti.

Un'altro punto forte secondo me è la caratterizzazione psicologica dei personaggi principali: tutti, e questo mi ha colpito, hanno una grande umanità, non sono delle macchine per uccidere come ci se li immagina. Harry è un uomo che vive fino alla fine rispettando i suoi valori, Ken è piuttosto un burbero in superficie, ma che vuole bene a Harry e sente il peso del suo dilemma omicida, e infine Ray è come un bambino che cerca di fare tutto per dimenticarsi del suo infanticidio: prendere droga, bere, picchaire; cercare gli eccessi del presente per dimenticare quell'errore del passato. E anche il suo carattere è molto infantile, con le riposte e le paure degne di quel periodo della nostra vita. Sembra che vi sia regredito dopo l'assassinio del fanciullo, "assorbendogli" in quelche modo l'essenza. Ma dalla sua infanzia non c'è un'uscita poichè non egli non vede fine alla sua sofferenza, e arriva al punto di suicidarsi (non anticipo nulla, tranquilli). Se devo un po' "tirare" delle conclusioni, identificherei Harry-Ken-Ray come padre-nonno-bambino.

Uno stupendo Colin Farrel per questo film, che esce da un periodo buio della sua vita. Ci presenta il personaggio in maniera convincente, con delle espressioni del volto che dicono tutto, come per i bambini che non amano parlare. A lui si aggiunge Bruge, un "sogno per bambini" a detta di Harry, "l'inferno" per Ray; questa città, con le sue architetture gotiche, i suoi canali simili a quelli di Venezia (ma senza gondole) e la sua popolazione rigorosamente Belga, è un'ambientazione stupenda che si trasforma in inferno per i personaggi. La buona fotografia del film ha il merito di avercela cosi' ben presentata.

Memorabili, comunque, le battutacce sui belgi. Io sono in Belgio, il film l'ho visto in un cinema belga, ed ero l'unico a ridere. Maledetto italiano!

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